Sono piu’ di 20mila (20.701) i malati residenti in Emilia-Romagna e la spesa sanitaria nel 2016 e’ stata superiore a 36 milioni di Euro. Parliamo di persone affette da patologie e sindromi che, per la maggior parte, non conoscono cure risolutive: le malattie rare. Se ne e’ parlato ieri a Bologna, durante il convegno organizzato dalla Regione “Formazione, informazione ed ascolto in Emilia-Romagna”: un appuntamento rivolto ai professionisti, associazioni del territorio e a tutti i soggetti impegnati nel campo delle malattie rare.
Dal Report, che e’ stato presentato, sui dati di attivita’ del Registro regionale sulle Malattie Rare (giugno 2007 – dicembre 2016) – si legge nel comunicato – emerge che il 27,8% delle certificazioni di malattia rara viene effettuato in eta’ pediatrica (da 0 a 14 anni), il 21,4% nella fascia compresa tra i 35 e i 49 anni. Quattro gruppi di patologie rare (sangue, sistema nervoso centrale, apparato visivo e malformazioni congenite) rappresentano il 48,5% del totale delle diagnosi. Il 18,7% dei pazienti certificati dai Centri della Regione e’ residente altrove, a dimostrazione di una forte “attrattivita’” delle strutture emiliano-romagnole. “L’attenzione della Regione su questo tema e’ molto alta – sottolinea l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. Le persone affette sono doppiamente colpite: dalla patologia in se’, che spesso e’ difficile da diagnosticare e trattare, e dall’inevitabile senso di solitudine e abbandono che l’aggettivo ‘raro’ porta ingiustamente con se'”.
“Noi- prosegue Venturi- non vogliamo che sia cosi’: le malattie rare rappresentano un indicatore imprescindibile attraverso cui verificare la qualita’ e il valore del Servizio sanitario regionale. Massimo impegno, dunque, da parte nostra, nel garantire percorsi diagnostici e terapeutici adeguati. Siamo in attesa- aggiunge Venturi- della pubblicazione del Decreto sui nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza, all’interno del quale l’elenco delle malattie rare sara’ integrato con un centinaio di nuove patologie”. In Emilia-Romagna la spesa per i pazienti con malattia rara ammonta a poco piu’ di 36 milioni di euro (dato 2016). La Regione ha – comunica la nota – istituito diverse reti cliniche integrate per le malattie rare secondo il modello Hub & Spoke, dedicate a singole patologie o a gruppi di patologie. Complessivamente le reti Hub & Spoke gia’ avviate – che hanno in carico oltre il 40% dei pazienti residenti – riguardano malattie emorragiche congenite (Mec), emoglobinopatie, glicogenosi, malattie rare pediatriche, scheletriche, neurofibromatosi, sindrome di Marfan, malattie metaboliche ereditarie, sclerosi laterale amiotrofica. Alcune di queste reti sono in fase di revisione, per esempio quella delle Mec, i cui centri dovranno possedere i requisiti di accreditamento previsti a livello nazionale.
Dal 2011 – prosegue a snocciolare i dati il comunicato – grazie alla disponibilita’ di nuove metodiche di diagnosi precoce delle patologie metaboliche ereditarie, e’ stato avviato il progetto regionale di allargamento dello screening neonatale: si riferisce sia al percorso diagnostico che all’organizzazione della rete assistenziale dei pazienti.
Attualmente il Centro regionale di screening neonatale, costituito dal laboratorio centralizzato e dal centro clinico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, ha sviluppato competenze importanti, a livello di laboratorio e di clinica. Lo screening permette di diagnosticare in epoca perinatale oltre 40 malattie. Anche di questo si e’ parlato oggi al convegno, durante il quale gli specialisti dei centri di riferimento regionali hanno svolto interventi formativi sulla malattia di Pompe, la drepanocitosi, le amiloidosi e le porfirie; sulle diagnosi in eta’ neonatale si e’ incentrata la lezione magistrale, seguita dall’analisi di alcune importanti esperienze condotte in ambito di ricerca clinica. (Red/ Dire)