Una bimba di quattro anni è morta di malaria a Brescia (link). La bambina è di Trento ed è morta nella notte tra domenica e lunedì all’ospedale di Brescia dove era stata trasferita d’urgenza dopo la diagnosi della malattia tropicale. Una situazione rarissima e tutta capire: certo è che, se si trattasse di malaria ‘autoctona’, a sentire il primario di Malattie infettive dell’ospedale di Trento, Claudio Paternoster, sarebbe il primo caso in trent’anni.
La forma che ha colpito la bambina è la malaria cerebrale, la forma più grave della malattia. Questo tipo aggressivo di morbo viene trasmesso dalla specie più aggressiva di un protozoo parassita trasmesso dalla zanzara Anopheles. (Dire)
COME SI TRASMETTE LA MALARIA ALL’UOMO
La malaria è trasmessa all’uomo dalla puntura di una zanzara Anopheles; la malattia infettiva è causata da un parassita chiamato plasmodio che la zanzara trasmette all’uomo pungendolo. Le specie più diffuse responsabili dell’infezione sono il Plasmodium falciparum e Plasmodium vivax, che sono quindi la causa del maggior numero di contagi. Il Plamodium Falciparum, quello nella bambina di Trento morta agli Spedali Civili, è l’agente infettivo che presenta, inoltre, la maggiore morbosità e mortalità.
I CASI IN ITALIA
Nel territorio italiano, dove la sorveglianza e gli interventi di controllo della popolazione vettoriale sono costanti, i casi di malaria registrati nel periodo 2011-2015 sono stati 3633, quasi tutti casi di importazione, in cui il soggetto viene punto all’estero, nel corso di un viaggio o di una permanenza in uno stato, in Africa, Asia o America centrale, dove essa è endemica. I casi autoctoni, sette nel periodo considerato, e comunque molto sporadici, riguardano persone che non si sono recate all’estero. In questa circostanza, le opzioni sono due: che le persone siano state punte da un insetto vettore importato inavvertitamente in Italia via nave o aereo oppure che siano state contagiate per scambio ematico (per via sanguigna).
DEBELLATA NEL 1970 NEL NOSTRO PAESE
L’Ufficio Regionale Europeo dell’OMS, nell’aprile 2016, ha comunicato agli Stati Membri l’eradicazione della trasmissione di malaria autoctona sul territorio della Regione Europea. Nel nostro paese, essa è stata dichiarata debellata già nel 1970, ma continua ad essere endemica in altre aree del mondo, tanto che secondo il World Malaria Report si contano nel mondo 214 milioni di casi e 438 mila decessi.
I PROGRAMMI DI CONTROLLO DELLA MALATTIA NEL MONDO
L’obiettivo dichiarato dall’Oms è di debellarla da 35 paesi entro il 2030. Ma i programmi di lotta e controllo promossi dall’Oms e dalle autorità nazionali e sovranazionali, che pure hanno portato ad una limitazione del numero dei casi, devono essere globali e congiunti, e includere gli interventi ambientali, e il miglioramento delle condizioni sociali e sanitarie delle popolazioni a rischio, proprio in considerazione del numero crescente di viaggiatori internazionali e di flussi migratori provenienti da aree endemiche.
I SINTOMI
La sintomatologia, che compare dopo un periodo di incubazione di una decina di giorni dalla puntura della zanzara infetta, è molto simile a quella di altre malattie infettive così trasmesse e include febbre alta, dolore alla nuca, mal testa e torpore che aumenta con il trascorrere delle ore.
In caso di elevati episodi febbrili, di rientro da un viaggio nei paesi tropicali e subtropicali dove la malattia è endemica, bisognerebbe recarsi al pronto soccorso. Con il passare delle ore, infatti, la condizione del paziente peggiora.
FARMACI DA UTILIZZARE
La profilassi farmacologica è importante, perché consente di evitare il contagio in caso di puntura di animale infetto, ma è necessario il controllo medico perché non è tollerata da tutti. La profilassi comportamentale è invece volta ad evitare la puntura della zanzara femmina che trasmette l’infezione da uomo e uomo. Quindi, la protezione avviene adottando semplici regole, come indossare indumenti ampi che proteggano la pelle e coprano polsi e caviglie, adottare l’impiego di zanzariere anche durante la notte, se possibile impregnandole di insetticidi o mediante l’uso di presidi chimici.
Fonte La Stampa