“Comunico che e’ all’attenzione del ministero la costituzione di un tavolo di lavoro con le Regioni e l’Agenas proprio per la definizione condivisa dei criteri generali per l’accreditamento dei servizi di soccorso sulla base delle migliori pratiche adottate dalle regioni”.
Lo ha fatto sapere il ministero della salute, Beatrice Lorenzin, intervenendo oggi al question time alla Camera in merito alla rete delle centrali operative del 118, cioe’ al sistema di assistenza sanitaria alla popolazione.
“E’ un dato di fatto- ha proseguito Lorenzin- che le Regioni abbiano adottato, in questo ambito, modelli assai diversi: in alcuni casi, la gestione del servizio e’ affidata ad una agenzia regionale (come avviene, ad esempio, nel Lazio e in Lombardia); altrove, sono stati istituiti livelli regionali di coordinamento (Abruzzo, Emilia Romagna, Marche); in altri casi ancora, mi riferisco al Piemonte e alla Liguria, sono stati adottati modelli gestionali di tipo dipartimentale interaziendale. In altre direzioni del sud, infine, il servizio e’ organizzato a livello meramente aziendale”. Cio’ non significa, tuttavia, che “non vi siano strumenti che siano in grado di armonizzare le modalita’ organizzative adottate nelle singole e variegate realta’ regionali: tale obiettivo- ha fatto sapere ancora il ministro- che costituisce peraltro un mio preciso impegno fin da quando ho assunto il ruolo di ministro della salute, necessita tuttavia dell’adesione delle Regioni, che siedono nei singoli tavoli tecnici di coordinamento e che partecipano alle molteplici iniziative promosse dal ministero al fine di diffondere, e se possibile uniformare, le migliori pratiche organizzative adottate in alcune realta’ territoriali”
In tale contesto, il ministero della Salute ha “solo il compito di individuare, nell’ambito della definizione degli standard relativi all’assistenza ospedaliera- ha aggiunto il ministro- i parametri di riferimento nazionali per il dimensionamento delle Centrali operative 118. Il Dm 70 del 2015 contiene, infatti, l’indicazione rivolta alle Regioni di procedere ad una revisione organizzativa che, tenuto conto dell’esperienza organizzativa e gestionale maturata, nonche’ degli investimenti informatici avvenuti, garantisca la presenza di una centrale operativa per un bacino di riferimento orientativamente non inferiore a 0,6 milioni di abitanti o comunque di una per regione e/o provincia autonoma”.
Solo nell’ambito della verifica dell’attuazione del Dm 70 e degli adempimenti Lea, il ministero della Salute puo’ dunque “monitorare l’organizzazione dei servizi di emergenza predisposti dalle Regioni- ha infine concluso Lorenzin- ivi compresi, a titolo esemplificativo, il numero delle centrali operative e delle postazioni medicalizzate e non”. (Cds/ Dire)