“Sono a mia disposizione i dati, relativi all’anno 2015, sulla durata sia media sia massima della permanenza nei reparti di pronto soccorso di tutte le strutture sanitarie d’Italia; tenuto conto del poco tempo a mia disposizione, fornisco il dato della durata media di permanenza relativo al pronto soccorso dell’Ospedale San Lazzaro di Alba, struttura in cui si e’ verificato l’episodio citato dagli Onorevoli interroganti: il tempo medio di permanenza, per tutti gli accessi al pronto soccorso, e’ stato pari a 249 minuti mentre quello relativo agli accessi che hanno portato al ricovero del paziente e’ stato pari a 413 minuti”.
Lo ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, rispondendo al question time alla Camera sui dati nazionali in merito alla durata della permanenza in pronto soccorso prima del ricovero. “Quanto ai dati relativi alla durata della permanenza nei reparti di pronto soccorso- ha proseguito Lorenzin- comunico che, gia’ dal 2008, e’ stato istituito il sistema informativo per il monitoraggio delle prestazioni erogate in emergenza-urgenza (Sistema EMUR). La rilevazione dei dati e’ entrata a regime dal 1 gennaio 2012. I dati rilevati e trasmessi, con cadenza mensile, al sistema informativo del ministero della Salute sono i seguenti: struttura erogatrice, dati relativi all’accesso ed alla dimissione dell’assistito, codice anonimo dell’assistito, diagnosi e prestazioni erogate”.
Il fenomeno del sovraffollamento nei pronto soccorso, ha fatto sapere ancora il ministro, e’ una “vera e propria criticita’ che si accentua in alcuni periodi dell’anno, per esempio in coincidenza con il picco influenzale. La principale causa del sovraffollamento e’ rappresentata dallo stazionamento dei pazienti, le cui condizioni sono gia’ state valutate presso il pronto soccorso, che rimangono presso tale reparto in attesa del posto letto presso il reparto di ricovero”.
Ma a causare il fenomeno del sovraffolamento nei pronto soccorso, ha aggiunto ancora Lorenzin, e’ “anche il ricorso inappropriato ai servizi di pronto soccorso dovuto alla percezione del cittadino di un bisogno immediato in relazione a prestazioni non differibili, ma non urgenti, relativamente a patologie di media-bassa criticita’ clinica, che spesso possono trovare un’adeguata e migliore risposta clinico-assistenziale nell’ambito della rete dei servizi di cure primarie, ove adeguatamente strutturata”. Il sovraffollamento dei pronto soccorso, secondo il ministro, determina “una serie di conseguenze negative che pregiudicano, sensibilmente, la qualita’ dell’assistenza sanitaria erogata; mi riferisco ai tempi di attesa, alla diminuita capacita’ di garantire la sicurezza dei pazienti, di proteggere la loro privacy e riservatezza, e non da ultimo all’aumento significativo dei costi. Ecco perche’ sono sempre piu’ convinta che bisogna rispondere a questa criticita’ con nuove modalita’ organizzative, da adattare ai diversi contesti territoriali, con la consapevolezza che nessun modello organizzativo e’ in grado, da solo, di risolvere con efficacia il problema e che il fenomeno del sovraffollamento non deve essere considerato un problema del solo reparto di pronto soccorso- ha concluso- ma un problema che coinvolge l’ospedale nel suo complesso”. (Cds/ Dire)