ROMA – Di infarto al miocardio in Italia si muore sempre di meno. Merito di un intervento sempre più efficace e reattivo svolto dai centri di emodinamica del nostro Paese, che sono i centri che svolgono le angioplastiche primarie: è il dato confortante emerso oggi all’interno della seconda edizione di ‘Thinkheart with Gise’, workshop di cardiologia interventistica inaugurato oggi a Firenze.
“Le angioplastiche coronariche primarie nel 2016 sono state 35.355 in Italia, un valore esattamente triplicato rispetto a 15 anni fa- ha spiegato Giuseppe Musumeci, presidente Gise, società italiana di cardiologia interventistica- Ciò mi porta ad affermare che il nostro sistema sanitario garantisce oggi a una persona colpita da infarto del miocardio la migliore cura possibile ossia la riperfusione meccanica attraverso un catetere con palloncino e l’impianto di uno stent. Se effettuato entro sei ore dall’infarto rappresenta il modo più efficace per salvare una vita, ridurre il rischio di un nuovo infarto e di ischemie ricorrenti, inoltre migliora la sopravvivenza a lungo termine. L’Italia primeggia in Europa in questa speciale graduatoria, davanti a paesi come Francia e Gran Bretagna“.
In realtà la soglia stabilita dagli esperti della comunità scientifica cardiologica internazionale per determinare se un sistema sanitario curi l’infarto del miocardio con efficacia e appropriatezza (offrendo assistenza di qualità) è quello di 600 angioplastiche per milione di abitanti. L’Italia è prossima a questo traguardo che, tra i grandi d’Europa, solo la Germania ha raggiunto. DIRE