ROMA – Aumentano le gravidanze a rischio per cause mediche. La mortalità in gestazione e nel puerperio non ha infatti accennato a diminuire negli ultimi anni, ma anzi presenta un trend in lieve aumento, riconoscendo cause mediche nell’80% dei casi. È quanto emerge da uno studio condotto nel Regno Unito (‘De Swiet M. Maternal mortality, a vindication of obstetric medicine’), mentre negli Stati Uniti un’inchiesta sulle cause di ospedalizzazione nei reparti di ostetricia di pazienti in gravidanza ha accertato che un terzo dei ricoveri è imputabile a malattie non ostetriche (‘Gazmararian JA, Petersen R, Jamieson DJ, et al. Hospitalizations during pregnancy among managed care enrollees. Obstet Gynecol’).
Se n’è discusso in occasione del XXII Congresso nazionale della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, che si è svolto a Sorrento dal 13 al 16 maggio.
“Spesso si pensa che l’internista sia il dottore degli anziani- dice Andrea Fontanella, presidente Fadoi- e invece ci occupiamo di donne in gravidanza molto più spesso di quanto si possa pensare”.
LE CAUSE
Negli ospedali italiani circa una paziente su cinque in gravidanza presenta problemi di ordine internistico. Oltre a essere più alta l’età media delle donne alla prima gravidanza, ad aumentare l’incidenza delle malattie internistiche in ostetricia concorrono diversi fattori, tra cui gravidanze sempre più frequenti in donne con malattie croniche invalidanti (insufficienza cronica d’organo, patologie autoimmuni sistemiche, pazienti trapiantate).
Ad incidere anche l’immigrazione di donne provenienti da Paesi con scarsa assistenza sanitaria. “Queste pazienti con patologie croniche anche gravi (ipertensione, epatiti croniche ecc.) misconosciute, quasi asintomatiche all’inizio della gravidanza- hanno fatto sapere gli esperti- nel corso della gestazione vanno incontro a un’accelerazione della storia naturale della malattia con aggravamento del quadro clinico”.
Tra le altre cause, sempre secondo Fadoi, anche la mancanza di informazioni sull’effetto e il profilo di sicurezza di molti farmaci in gravidanza, che in non pochi casi induce alla sospensione (o all’autosospensione) della terapia e al conseguente peggioramento delle manifestazioni cliniche.
L’aumento delle complicanze internistiche comporta anche un aumento dei rischi ostetrici (soprattutto prematurità) e del numero dei parti mediante taglio cesareo per indicazione materna. “L’internista, cioè il medico della complessità, è quello che molto spesso interviene come consulente nel reparto di Ostetricia- ha detto il presidente eletto Fadoi, Dario Manfellotto- perché c’è bisogno di un approccio multidisciplinare”.
Quanto alle proposte avanzate dai dirigenti ospedalieri internisti c’è la costituzione di corsi di alta specialità con l’indirizzo in ‘Medicina Ostetrica’, come branca della Medicina Interna, con l’obiettivo di creare “veri e propri esperti con una particolare esperienza in un campo difficile per le scelte da fare legate alla vita di madre e feto”, hanno concluso.