(DIRE) ROMA – Nel 2016 sono stati un milione e 668mila i donatori di sangue in Italia. Un numero in lieve diminuzione rispetto al passato, compensato però dall’aumento dei nuovi donatori e della quantità di plasma prodotta.
A livello di genere si registra una netta prevalenza di donatori maschi (circa il 70%), mentre il 27% del totale rientra nella fascia di età compresa tra i 36 e i 45 anni. Solo il 13% in quella 18-25. Il Friuli Venezia Giulia è la regione con più donatori ogni mille abitanti, la Calabria è quella che ne ha meno. A tracciare questa istantanea, in occasione della Giornata mondiale del donatore di sangue, è il Centro Nazionale Sangue (CNS).
L’INFOGRAFICA
“Il sistema è in equilibrio- rassicura Giancarlo Liumbruno, direttore del CNS, intervistato dalla DIRE- e grazie al grande lavoro delle varie associazioni di volontariato possiamo affermare che il quadro tutto sommato è positivo”.
A garantire l’autosufficienza nazionale, afferma Liumbruno, è “il collaudato meccanismo di compensazione. Ogni ospedale, infatti, produce non soltanto per il proprio fabbisogno ma anche per quello delle altre Regioni, come la Sardegna – dove è altissimo il numero di pazienti talassemici – che hanno bisogno di maggiori quantità di sangue. Più dell’80% dei donatori italiani- continua- dona in maniera periodica, non occasionale. C’è una grande sensibilità sul tema della fascia di popolazione compresa tra i 30 e i 55 anni, meno da parte dei giovani. L’obiettivo per rendere la situazione ancora più sostenibile è lavorare per un ricambio generazionale”.
Nel sottolineare l’importanza della donazione, il direttore del Centro dichiara che “il Sistema nazionale si basa su di essa per fornire a 660mila pazienti le terapie e i farmaci plasmaderivati di cui hanno bisogno quotidianamente. Questo fa capire la portata del fenomeno e- aggiunge- il numero dei malati che ne beneficiano. Ripeto: quasi 700mila pazienti l’anno, circa 1.800 al giorno. Un dato che dovrebbe far scattare la sensibilità delle persone”.
E’ IMPORTANTE LA PROGRAMMAZIONE
Serve quindi una maggiore programmazione rivolta ai più giovani, ma non solo. Nel 2016, infatti, sono state eliminate 36.278 unità di globuli rossi, uno “spreco” che il direttore del CNS spiega così: “L’ondata di unità buttate va inserita in un discorso di eccezionalità ed emergenza. Lo scorso anno il terremoto che ad agosto ha colpito l’Italia centrale ha innescato una grande solidarietà, ma allo stesso tempo un aumento eccessivo di donazioni non programmate, e quindi difficilmente gestibili. Nel futuro- conclude- questa situazione non si verificherà più perché abbiamo predisposto con le regioni un piano per la gestione delle maxi-emergenze. Nei prossimi anni ci aspettiamo anche una riduzione del consumo di sangue: sono infatti in corso in tutto il mondo delle strategie di contenimento del suo utilizzo, e anche il nostro Paese partecipa a questo processo”.