Bologna, 21 nov. – Medici e infermieri di rinforzo, letti aggiuntivi in reparto (se c’e’ margine) e sospensione dei ricoveri programmati e non urgenti per far spazio alle emergenze.
Sono le contromosse che la Regione Emilia-Romagna detta alle Ausl per provare a risolvere l’annoso problema del sovraffollamento nei Pronto soccorso.
La giunta Bonaccini ha approvato nell’ultima seduta le Linee di indirizzo per “velocizzare accesso, transito e uscita del paziente” nei momenti critici. A loro volta, le Aziende sanitarie dovranno adottare dei piani operativi ad hoc per le proprie strutture. Prima di tutto, le aziende dovranno definire delle “soglie di criticita’” a fronte delle quali far scattare “risposte tempestive”.
I programmi informatici dei Pronto Soccorso saranno adeguati in modo da avere modalita’ di misurazione del sovraffollamento uniformi su tutto il territorio regionale.
Saranno le direzioni delle singole aziende a decidere quali contromosse mettere in campo, ma la Regione suggerisce comunque alcune azioni da adottare quando i Pronto Soccorso hanno troppi pazienti.
Si parla ad esempio di aumentare le attivita’ di consulenza e diagnostica in emergenza e di attivare, se ci sono le condizioni, ricoveri sovrannumerari nei reparti (letti aggiuntivi) per favorire l’uscita dei pazienti dal Pronto soccorso. In caso di affollamento ancora piu’ consistente puo’ essere rinforzato il personale sanitario e ridotti i ricoveri programmati o non urgenti, fin quando l’emergenza non e’ passata.
Ogni azienda sanitaria, infine, dovra’ dotarsi di un team per la gestione dei posti letto, composto da almeno quattro figure: bed manager, direttore di Pronto Soccorso, direttore assistenziale e direttore sanitario.
“L’obiettivo e’ garantire un percorso sempre piu’ efficace e tempestivo di accesso, cura e ricovero per la gestione dei picchi di afflusso nei Pronto Soccorso- spiega in una nota l’assessore regionale alla Sanita’, Sergio Venturi- con questo documento indichiamo alle aziende una serie di azioni da adottare in relazione al livello di criticita’, per snellire e velocizzare le fasi di ingresso, transito e uscita del paziente dal sistema di emergenza-urgenza.
Spettera’ poi alle aziende mettere a punto piani specifici, anche sulla base del proprio contesto organizzativo e sull’esempio di azioni gia’ sperimentate con efficacia in altre realta’”. Il sovraffollamento dei Pronto soccorso, sottolinea Venturi, “condiziona la qualita’ dell’offerta sanitaria e coinvolge l’intero ospedale. Per questo e’ necessario lavorare in un’ottica complessiva, mettendo in campo tutti gli strumenti possibili”.
L’assessore ci tiene pero’ a sottolineare anche il problema degli accessi non appropriati al Pronto soccorso, “che in tanti casi potrebbe essere sostituito invece dalle Case della Salute“. Ogni anno oltre un terzo della popolazione italiana accede al Pronto Soccorso per bisogni reali o presunti: 24 milioni di accessi, con un tasso di ricovero del 15%. I numeri dell’Emilia-Romagna sono in linea con quelli nazionali: negli ultimi anni sono stazionari sia gli accessi (1,8 milioni tra il 2014 e il 2016, in leggero aumento) sia i ricoveri (circa il 13%). Il sovraffollamento dei Pronto Soccorso, spiega la Regione, dipende in particolare da fattori stagionali come le epidemie di influenza o le ondate di calore. Una volta fatta l’accettazione, invece, a rallentare il sistema sono le visite specialistiche e gli esami diagnostici. In uscita, infine, pesa la capacita’ dei reparti di accogliere i ricoveri. (San/ Dire)