STUDIO RICERCATORI UNIVERSITÀ TOR VERGATA E CATTOLICA SACRO CUORE DI ROMA (DIRE)
Roma, 13 feb. – Le malattie cardiovascolari (soprattutto infarto cardiaco e ictus cerebrale) sono in continuo aumento, sia per l’invecchiamento della popolazione sia per un’inefficace prevenzione. In particolare, l’epidemia di obesita’ diffusa a tutto il pianeta, con il conseguente aumento di diabete, ipertensione e dislipidemia, ha reso vani i progressi fatti negli ultimi decenni con la scoperta di farmaci estremamente efficaci. Ma ora una nuova molecola, potenzialmente in grado di prevenire l’aterosclerosi, e’ stata identificata dai ricercatori dell’Universita’ Tor Vergata di Roma e della Universita’ Cattolica del Sacro Cuore in uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica americana ‘Diabetes’, realizzato anche grazie al supporto della Fondazione Roma.
La sostanza in questione e’ l’obestatina, il cui nome deriva dalla contrazione tra obeso (dal latino ‘obedere’, che significa divorare) e statina (dal greco ‘stosis’, che significa arresto). Tale nome le e’ stato attribuito perche’, al momento della sua scoperta risalente a circa un decennio fa, l’obestatina era sembrata in grado di sopprimere il senso di fame aumentando di quello di’ sazieta’, attraverso un rallentato svuotamento dello stomaco. Anche se questo effetto anoressizzante dell’obestatina rimane controverso, lo studio dei ricercatori romani, il primo ad averne testato gli effetti nella circolazione umana, ne dimostra chiaramente quelli positivi a livello delle arterie.
“L’obestatina e’ una molecola di grande interesse biologico- sostengono i professori Manfredi Tesauro e Nicola Di Daniele dell’Universita’ Tor Vergata- in quanto origina, prevalentemente nell’apparato gastro-intestinale, da un precursore comune ad un’altra sostanza, la grelina, che al contrario aumenta il senso di fame inducendo (‘ingestione di cibo. E’ possibile quindi ipotizzare che modificando il rapporto tra queste due sostanze a favore dell’obestatina sia possibile ottenere nei soggetti obesi anche un calo ponderale”. Questo studio, prosegue il professor Carmine Cardillo, che insieme alla dottoressa Francesca Schinzari ha coordinato il gruppo dell’Universita’ Cattolica, ha “l’indubbio merito di aver dimostrato che, intervenendo in fase precoce, e’ possibile prevenire ii danno vascolare indotto dall’obesita’, purche’ si utilizzino strategie terapeutiche mirate, efficaci sulle anomalie specifiche che concorrono a determinarlo”. E’ noto da tempo, intanto, che un danno dell’endotelio (lo strato piu’ interno della parete arteriosa a diretto contatto con il sangue che vi scorre) rappresenta il primo stadio di un processo che nel corso degli anni puo’ portare alla formazione delle placche aterosclerotiche, con le conseguenti malattie cardiovascolari. Tale danno si manifesta con una ridotta produzione endoteliale di sostanze ad azione vasodilatatrice, in particolare dell’ossido nitrico, ed un aumentato rilascio di sostanze dannose, come l’endotelina, un potente vasocostrittore.
Nello studio dei ricercatori dell’Universita’ Tor Vergata di Roma e dell’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore, l’obestatina si e’ mostrata in grado di aumentare la produzione arteriosa di ossido nitrico, sia in soggetti magri sia obesi; in quest’ultimo gruppo, l’obestatina ha anche diminuito il rilascio di endotelina, dimostrando pertanto una duplice azione benefica. Questo effetto favorevole dell’obestatina nelle arterie dei pazienti obesi assume particolare rilevanza alla luce di altri dati che evidenziano un suo effetto anche nel migliorare il metabolismo degli zuccheri e dei ‘grassi, correggendo pertanto quelle anomalie metaboliche di frequente riscontro nell’obesita’ ed alla base della comparsa di diabete. (Cds/ Dire)