Il Natale e tutte le festività a cavallo fra l’anno vecchio e quello nuovo dovrebbero rappresentare un momento di gioia e convivialità per tutti: invece proprio in questo periodo dell’anno si parla di Depressione di Natale, una sindrome che colpisce, stime alla mano, indipendentemente dal sesso e dall’età anche persone che normalmente sono inclini al buonumore. Si avverte una sorta di ribellione interna al cliché del dover essere felici per forza, come le immagini della pubblicità o delle riviste inducono a credere e come invitano a fare, le immagini pubblicate da amici e conoscenti sui social, dove si sprecano foto di alberi e addobbi, famiglie felici, pacchetti, brindisi, dolci più svariati.
Altro che felicità!
A tale proposito puntualizza il dottor Giusepppe Tavormina, segretario generale di EDA (European Depression Association) e EDA Italia Onlus: «Le stagioni interferiscono nettamente sull’insorgenza o riacutizzazione della depressione e delle malattie dell’umore in genere. La stagione invernale, molto più che quella estiva tende ad accentuare le problematiche depressive piuttosto che quelle euforiche/irritabili, anche come risposta alla mancanza di una sufficiente irradiazione solare, propria dei mesi invernali che favorisce la componente depressiva dell’umore».
Nel periodo a ridosso delle festività natalizie, purtroppo, in molti si sentono quasi oppressi da una sorta di obbligo di sentirsi felici a tutti i costi e di doverlo ostentare. Come risposta ci si trova a lamentarsi di tutta una sintomatologia psicofisica che può comprendere mal di testa, agitazione, ansia, problemi di sonno, aumento dell’irritabilità e della litigiosità, difficoltà nella concentrazione, inappetenza, senso di inadeguatezza, terrore di dover passare del tempo con amici e conoscenti che si vedono solo in quest’occasione.
«La depressione di Natale riconosce, dunque, una motivazione esistenziale e tende a manifestarsi, solitamente nei giovani e negli anziani, in altre parole in persone che magari già per altri motivi hanno evidenziato, in modo più o meno palese, uno scivolamento del tono dell’umore verso il basso come ribellione al diktat di indossare una vera e propria maschera della felicità» precisa ancora il dottor Tavormina.
Sperimentare la solitudine nei luoghi più affollati
Non è raro, per chi soffre di questa sindrome, neppure provare sensazioni di panico nei luoghi più affollati come centri commerciali o metropolitana e di riuscire a calmarsi solo quando si rimane effettivamente da soli. Proprio la solitudine o comunque la sensazione della mancanza di una rete di relazioni sociali forte e intensa, come quella spesso ostentata sui social, però, può ulteriormente acuire il disagio e portare queste persone a chiudersi in se stesse e a sperare fortemente che le festività passino il più velocemente possibile.
Il passaggio da un anno a un altro
Non è solo il Natale a generare questa sorta di tilt esistenziale, ma anche il dover iniziare un nuovo anno, proprio perché il passaggio porta inevitabilmente a fare dei bilanci e a valutare cosa si è stati effettivamente in grado di concretizzare durante i 12 mesi appena trascorsi; il poter godere inoltre, di una pausa dagli impegni lavorativi piuttosto lunga porta a far riemergere problematiche e preoccupazioni tenute a bada dal trantran e dai tempi strettissimi della quotidianità. Questi due fattori insieme possono generare una forte ansia per il futuro e la paura, per il nuovo anno di fallire nuovamente o comunque di non centrare pienamente gli obiettivi che ci si prefigge.
Rimedi: cercare di non isolarsi
La tentazione, in risposta a tutto questo, è di isolarsi e di escludere tutti dal proprio mondo: non c’è, purtroppo, un modo certo per non provare sentimenti negativi, ma sicuramente aprirsi agli altri, o comunque condividere in qualche modo le proprie preoccupazioni con le persone care, accettare se stessi e la propria vita per quello che è, non nutrire aspettative particolari per il periodo natalizio, ma semplicemente viverlo, è forse il modo migliore per affrontare i sentimenti poco positivi che possono accompagnarsi al Natale e alla fine dell’anno.
«Se dopo le feste ci si dovesse accorgere che i disturbi depressivi persistono, bisognerebbe cercare aiuto e nello specifico prendere contatto con uno specialista per valutare l’inizio di una terapia ed evitare un peggioramento della sintomatologia che si sta sperimentando: le malattie depressive non vanno trascurate, poiché prima si interviene e meglio e in maniera meno invasiva si possono curare» conclude il dottor Tavormina.
Fonte La Stampa