In Italia sono sempre di più i genitori che decidono di non vaccinare i bambini. È quanto emerge dai dati pubblicati dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, e l’andamento negativo è confermato in tutte le Regioni. In particolare nel 2015 la media per le vaccinazioni contro poliomielite, tetano, difterite, epatite B, pertosse e Hib è stata in media del 93,4% (94,7%, 95,7%, 96,1 rispettivamente nel 2014, 2013 e 2012). Sebbene esistano importanti differenze tra le regioni, solo 6 superano la soglia del 95% per la vaccinazione anti-polio, mentre ben 11 sono sotto il 94%.
La soglia del 95% per l’«immunità di popolazione»
Le vaccinazioni incluse nel vaccino esavalente (anti-difterica, anti-tetanica, anti-pertossica, anti-polio, anti-Hib e anti-epatite B), generalmente impiegato in Italia nei neonati per il ciclo di base, avevano superato il 95%, soglia raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per ottenere anche la cosiddetta immunità di popolazione; infatti, se almeno il 95% della popolazione è vaccinata, si proteggono indirettamente coloro che, per motivi di salute, non si sono potuti vaccinare. Dal 2013 si sta registrando un progressivo calo, con il rischio di focolai epidemici di grosse dimensioni per malattie attualmente sotto controllo, o addirittura di ricomparsa di malattie non più circolanti nel nostro Paese.
Per quanto riguarda le principali forme di vaccinazione, i dati relativi al 2015 indicano una situazione di cronico difetto da parte di tutte le regioni del Nord-Est. A far scattare un campanello d’allarme è in particolare il Trentino Alto Adige/Sudtirol che, rispetto alla media nazionale, raccoglie quasi 4 punti percentuali di distacco nell’anti-epatite B (89,62% contro il 93,2 delle altre regioni) e più di 3 nell’anti-tetanica (90,3% contro 93,56). Tra le più virtuose emergono invece Piemonte, Abruzzo e Basilicata (la migliore in assoluto nell’applicazione dell’anti-polio con il 97,83%).
Morbillo e rosolia
Particolarmente preoccupanti sono i dati di morbillo e rosolia, che hanno perso ben 5 punti percentuali dal 2013 al 2015, dal 90,4% all’85,3%, incrinando anche la credibilità internazionale del nostro Paese che, impegnato dal 2003 in un Piano globale di eliminazione dell’OMS, rischia di fallire in quanto il presupposto per dichiarare l’eliminazione di una malattia infettiva da una regione dell’OMS è che tutti i Paesi membri siano dichiarati «liberi».
Lombardia e, di nuovo, Basilicata tra le migliori per le vaccinazioni a morbillo e rosolia con percentuali che superano il 90%. Si fermano invece intorno al 77 le peggiori, Molise e, ancora, Trentino Alto-Adige/Sudtirol (con la provincia autonoma di Bolzano ferma addirittura al 68,8%, su 10 bambini solo 7 vengono vaccinati).
Le campagne di promozione
Il Ministero della Salute ha riconosciuto ha finanziato diversi progetti per migliorare la disponibilità di prove scientifiche a favore delle vaccinazioni, per approfondire le ragioni del dissenso e individuare strategie efficaci di promozione delle vaccinazioni,prima di tutto con una comunicazione mirata. Secondo il Ministero, «l’impegno delle autorità sanitarie dovrebbe essere spostato nel recupero dei genitori dubbiosi o diffidenti che, pur non essendo del tutto contrari alle vaccinazioni, non hanno vaccinato i loro figli nei tempi previsti».
Fonte: La Stampa