Ulcere, piaghe e ferite difficili: per trovare una strategia di intervento capace di rispondere ad un problema in costante aumento, si sono riuniti a Roma, al congresso CO.R.TE. (Conferenza per lo Studio e la ricerca sulle ulcere, piaghe, ferite e la riparazione tessutale) esperti afferenti a oltre 70 enti e società scientifiche.
Un problema trasversale che interessa molte specialità mediche, tutte interessate alla scoperta di nuove medicazioni e interventi per scongiurare l’epidemia delle piaghe, delle ulcere e più in generale delle ferite difficili.
“Soprattutto nei pazienti ultra 75enni – sottolinea Nicolò Scuderi, Direttore della 1° chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma e presidente del congresso CO.R.TE. – i tessuti cutanei subiscono modificazioni significative, diventando ipotrofici, meno elastici e caratterizzati da maggior fragilità capillare. Non solo: l’età ‘asseconda’ altri fattori di rischio intrinseci, rappresentati dalla limitata mobilità dei soggetti per cause diverse quali fratture ossee o sedazione farmacologica e dalla presenza di malattie con compromissione neuromotoria, come diabete, sclerosi multipla, miastenia, coma o lesioni spinali che, comportando ridotta o nulla sensibilità cutanea e assenza di percezione di sensazioni fastidiose o dolorose, impediscono la reazione motoria del paziente favorendo la comparsa delle lesioni cutanee”.
Le infezioni delle ferite rappresentano uno dei problemi più frequenti: una vera e propria “epidemia”. “Quella delle ferite che improvvisamente si riaprono o non si chiudono proprio – spiegano gli esperti – accompagnata dalla presenza in molti casi di germi resistenti o dal biofilm, quel sottile strato di materiale che viene elaborato dai batteri che contribuisce a ritardare la guarigione”.
I biofilm rappresentano perciò focolai protetti di infezione e di resistenza batterica all’interno della ferita, offrendo protezione ai batteri dall’azione di antibiotici e antisettici.
Per rispondere in maniera efficace al problema è stata elaborata una medicazione sterile antimicrobica a base di argento, composta da soffici fibre idrocolloidali di carbossimetilcellulosa sodica pura contenenti ioni argento. L’argento ionico combatte i batteri presenti nel biofilm. Un presidio che contribuisce a creare un ambiente antimicrobico rimuovendo il biofilm e prevenendone la riformazione aumentando l’efficacia dell’azione antisettica dell’argento.
Molto recentemente sono state realizzate anche speciali apparecchiature biomediche che servono ad eradicare il biofilm. Tali macchine usano la rivoluzionaria piattaforma tecnologica ‘BioFotonica’ e offrono una soluzione completamente nuova per il trattamento delle ferite che sfrutta la proprietà di ri-modulare l’attività cellulare e la proprietà battericida della fluorescenza e dell’ossigeno. Questa sinergia innesca un effetto a cascata di reazioni biologiche che ripristinano e rimettono in moto il processo di guarigione.
Fonte: Askanews