40mila nuovi casi all’anno in Italia, con una mortalita’ che si avvicina al 25%: questa la dimensione della presenza del tumore alla prostata, la piu’ diffusa forma tumorale nella popolazione maschile.
Ma durante il meeting dell’American Society of Clinical Oncology, in corso a Chicago, e’ stato precisato che il 30% di questi pazienti potrebbe essere semplicemente sorvegliato dagli specialisti, in quanto portatori della malattia senza evoluzione, in una fase che i clinici definiscono “indolente”. È quanto comunicato a Chicago da Giuseppe Procopio, responsabile del servizio di Oncologia medica genitourinaria all’Istituto nazionale dei Tumori: “Oggi il primo obiettivo per lo specialista e’ comprendere se il tumore identificato si presenta in una forma indolente oppure aggressiva: nel primo caso, infatti, un approccio di sorveglianza attiva, connotata da grande attenzione clinica, potrebbe evitare terapie inutili ed interventi chirurgici invasivi”.
Si stima che circa 10mila pazienti nel nostro Paese potrebbero cosi’ vivere in uno stato di sorveglianza, in quanto la loro forma tumorale potrebbe non aver bisogno di alcun ulteriore significativo intervento terapeutico. Ma purtroppo non tutte le forme sono “indolenti”: per quanto riguarda le forme tumorali aggressive, Procopio ha presentato i dati di ”real world evidence”, analisi che riguardano cioe’ studi effettuati sulla popolazione reale, offrendo speranze di qualita’ dell’esistenza a chi quotidianamente convive con questa malattia, quella ”popolazione reale” di pazienti fatta di vita quotidiana, di problematiche di guarigione e di difficolta’ nella relazione con gli altri. (Dire)