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Toccati dalla medusa in mare? No ai rimedi fai da te

Toccati dalla medusa in mare? No ai rimedi fai da te

Toccati dalla medusa in mare? No ai rimedi fai da te
| sabato 23 Luglio 2016

Estate, tempo di bagni al mare e di meduse. Secondo gli esperti anche quest’anno sarà una vera e propria invasione. Come proteggersi ed affrontare un eventuale contatto è di fondamentale importanza. Attenzione ai vecchi «rimedi della nonna», non sempre sono validi. Un esempio? Evitare ammoniaca, urina o aceto. Non fanno altro che prolungare il danno. Ecco tutto quello che c’è da sapere in caso di incontri ravvicinati.

Che cosa sono le meduse?
Le meduse sono degli animali prevalentemente marini del cosiddetto plancton, quel complesso di organismi acquatici galleggianti che, non essendo in grado di dirigere attivamente il loro movimento, vengono trasportati passivamente dalle correnti. Ne esistono di moltissime specie, alcune minuscole ed altre del diametro di oltre 2 metri e mezzo.

Perché sono pericolose?
La pericolosità di alcune specie è nei tentacoli. Queste strutture ospitano delle particolari cellule, gli cnidociti, con funzioni difensive e offensive. Essi si attivano quando vengono toccati. La medusa non morde ma rilascia sostanze urticanti. La sensazione di bruciore e di dolore a livello cutaneo è data proprio dalla presenza di queste molecole. Per scatenare questa reazione non è necessario essere sfiorati dalla medusa ma basta solo entrare in contatto con il liquido urticante.

Cosa fare in caso di contatto?
Se si è in alto mare la cosa principale da fare è cercare di mantenere la calma respirando il più tranquillamente possibile per raggiungere riva. Quando si è fuori il primo intervento consiste nel lavaggio dell’area interessata con acqua di mare. Ciò è molto importante per diluire ulteriormente la presenza della sostanza urticante. Se sono presenti filamenti residui di medusa cercare di rimuoverli con della plastica (es: tessere, posate).

Se possibile spalmare nella zona interessata un gel astringente al cloruro di alluminio. Il preparato –il cui uso è ancora poco diffuso- serve a lenire il dolore e a bloccare l’effetto delle tossine residue. Nel remoto caso di reazioni estese e presenza di sintomi quali sudorazione, pallore, vomito o svenimenti recarsi immediatamente al pronto soccorso.

Quali comportamenti è meglio evitare?
Il primo istinto è grattare la parte interessata. Evitare questo comportamento poiché potrebbe liberare ulteriormente le tossine. Urina, aceto e ammoniaca sono rimedi che non funzionano. Anzi, il contatto di queste sostanze nella zona interessata potrebbe ulteriormente infiammare la parte danneggiata. Creme al cortisone servono molto poco in quanto agiscono dopo almeno 30 minuti quando l’effetto della tossine è ormai scomparso. Infine, nei giorni successivi, utilizzate una crema solare con filtro elevato.

Attenzione ai raggi ultravioletti
Nella fase di guarigione l’arrossamento lascia il posto a un’iperpigmentazione che i raggi ultravioletti potrebbero rendere duratura.

 

Fonte: La Stampa

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