Non ho vissuto il dramma in prima persona, ma abito in una zona vicina all’epicentro del sisma e all’alba di mercoledì, insieme con la mia famiglia, ho avvertito nitidamente la forte scossa. Alle 3,36 le tazze nel mobile in cucina si sono messe a tintinnare sonoramente. Ero in piedi, stavo giusto accompagnando la mia bambina al bagno e la piccola mi ha chiesto: «Mamma che succede?». Le ho risposto che forse c’era un forte vento. Sapevo che non era il vento e il tremare della casa non finiva mai. Mio marito dormiva in camera da letto ed è stato svegliato dal rumore dell’armadio che ondeggiava. Ci ha raggiunte. Poi, per fortuna, tutto è cessato.
Quella mattina e nei giorni a seguire mi sono chiesta se avessi fatto bene a non spiegare né in quel momento nè dopo a mia figlia che ha poco meno di 3 anni, che cosa fosse successo realmente.
Che impatto possono avere sulle menti più acerbe le immagini di questi giorni? Le fotografie della devastazione e del dolore. Quali possono essere, su bambini e adolescenti, le conseguenze psicologiche di un evento come un terremoto, con la scia di sofferenza e di morte che questo lascia dietro di sé? Meglio mostrare tutto, meglio raccontare, oppure cercare di nascondere il più possibile e preservare i piccoli dall’orrore?
Ho interpellato il Professor Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro e docente di Neuropsichiatria Infantile per avere qualche risposta.
«L’impatto nella sfera emotiva dei bambini delle immagini e dei video di cronaca che stanno circolando in queste ore è molto pervasivo – spiega l’esperto -. I più piccoli non possono comprendere a pieno il contesto in cui un evento drammatico come il terremoto avviene: lo percepiscono come più vicino e ancora più pericoloso e distruttivo. Le immagini drammatiche delle vittime e dei luoghi distrutti possono suscitare emozioni molto negative in loro e per questo vanno rese più comprensibili da parte degli adulti, fermo restando un impegno solido da parte dei media a scegliere con cautela cosa pubblicare o meno, anche in considerazione degli spettatori e dei lettori più piccoli. I genitori, in ogni caso, non dovrebbero lasciare i loro piccoli da soli davanti alla televisione, esposti a immagini forti, “iconiche” e ripetute che possono provocare grande angoscia e dolore. È consigliabile, invece, prevedere dei momenti di dialogo in cui si spiega e si parla insieme di quello che è successo o sta succedendo. La strada della condivisione e del dialogo è sempre la migliore in casi difficili e delicati come questo».
Mai nascondere la verità, neppure la più dolorosa
Esiste, dunque, un modo corretto, se tale dicitura è ammessa, per spiegare a bambini e ragazzi il perchè di tanto dolore, ma anche il perchè delle polemiche che già ci sono e che continueranno a montare nel corso dei giorni a venire?
«Spesso gli adulti tendono a celare le realtà più dolorose agli occhi dei bambini, per un naturale istinto protettivo nei loro confronti – sottolinea ancora il professor Caffo- In realtà, per poter superare momenti difficili come quelli conseguenti ad evento traumatico quale un terremoto, è importante parlare e condividere. I bambini devono essere informati su cosa è un terremoto, su cosa può provocare, ma anche su come può essere prevenuto. È importante spiegare loro che esistono degli standard di sicurezza adottati per la costruzione degli edifici e che ci sono delle norme per mettersi in sicurezza durante un terremoto. Le loro paure devono essere giustificate, ma è bene ricordar loro che possono essere gestite».
L’importanza di far capire cosa è la solidarietà
In un frangente delicato e particolare come questo, inoltre, è fondamentale dar valore a questo concetto come spiega ancora il professor Caffo: «Un valore importante da trasmettere in questi casi è quello della solidarietà: dopo la distruzione, è bene mostrare ai nostri figli tutti gli esempi di generosità e solidarietà messi in campo, per esempio, dalle comunità e dai volontari, invitandoli a fare lo stesso, a essere attivi e non passivi».
Attenzione a come i bambini somatizzano
Grande attenzione va rivolta al loro modo di somatizzare gli eventi: improvvisi quanto inspiegabili mal di pancia o testa potrebbero essere un modo di scaricare l’ansia e l’angoscia che provano; niente può mitigare tale sintomatologia quanto le attenzioni dei genitori. Quando si hanno bambini con meno di 6 anni, inoltre, in questi giorni così vicini alla tragedia è bene non separarsi da loro se non strettamente necessario e soprattutto di notte, affinchè non pensino che in caso di emergenza, siano soli e senza genitori. A tal proposito il professor Caffo conclude: «I bambini spesso possono somatizzare stati di ansia, paura e angoscia, attraverso la manifestazione di alcuni disturbi fisici come cefalea, disturbi gastrointestinali e addirittura crisi asmatiche. A volte possono arrivare anche a sviluppare una sintomatologia di rilevanza clinica come, il Disturbo Post-Traumatico da Stress e quindi presentare incubi notturni, insonnia, flashback sofferenti. Se il bambino non è più reattivo, è confuso, solitario o iperattivo, non ha più appetito, non ha più voglia di giocare è consigliabile rivolgersi a uno specialista o chiedere un parere agli operatori psicologi di Telefono Azzurro, attraverso la linea d’ascolto 1.96.96».
È bene ricordare che il team d’emergenza di Telefono Azzurro ha stabilito ad Amatrice il suo presidio per l’accoglienza e l’aiuto a bambini e adolescenti di tutta l’area colpita. Una presenza reale ed efficace per aiutare i più piccoli ad affrontare il trauma e vivere momenti di normalità.