Aumentare il livello di conoscenza sulla Sindrome feto alcolica, individuare le situazioni a rischio e procedere a una diagnosi precoce per intervenire preventivamente su una patologia che, seppure poco conosciuta, in Italia coinvolge ogni anno trentamila bambini.
L’Umberto I, insieme alla Sapienza, alla Sitac (Societa’ italiana per il trattamento dell’alcolismo) e al Crarl (Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio), ha organizzato una giornata di studi sulla Sindrome feto alcolica (Fas) con l’obiettivo di creare un gruppo di studio nazionale in grado di affrontare tutti gli aspetti legati al consumo di alcol in gravidanza.
Un rischio che può portare a “una condizione malformativa complessa del neonato e del bambino”, con una gamma che può variare dall’aborto allo sviluppo di disabilita’ comportamentali e neuro-cognitive.
“L’astensione completa” dall’alcol durante la gravidanza rappresenta l’azzeramento del rischio Fas, ma “per raggiungere questo obiettivo e’ necessario aumentare il livello di conoscenze e competenze degli operatori“, formando professionisti in grado di individuare situazioni a rischio e diagnosticarle precocemente. Ecco perche’ la giornata di studi a Roma al Museo d’arte classica della Sapienza e’ rivolta agli specialisti di ginecologia, ostetricia, medicina interna, pediatria e anche psicologia.
“La Sindrome feto alcolica purtroppo in Italia e’ ancora poco conosciuta, e pare soprattutto che sia misconosciuta alle autorita’ istituzionali, che non prestano particolare attenzione alla Fas, che invece rappresenta un costo notevole per la nostra nazione”, spiega il presidente del Crarl, Mauro Ceccanti.
CHE COS’E’ LA FAS E COSA PROVOCA
Ma che cos’e’ la Fas e che tipo di problemi comporta? “Dal punto di vista pratico, la sindrome colpisce i bambini che nascono da madri che durante la gravidanza hanno bevuto alcol, anche in piccole quantita’. Non voglio mettere paura a nessuno- avverte il professore- ma nei Paesi occidentali – come Stati Uniti, Francia e Inghilterra – ormai si raccomanda di non bere assolutamente nulla durante la gravidanza. Questo e’ l’indirizzo a cui noi ci dovremmo adeguare, perche’ bere alcolici espone al rischio di avere dei bambini che nascono o con difetti congeniti, anche al livello del cuore, ma soprattutto al livello cerebrale: il cervello si sviluppa male, per cui nascono bambini con disabilita’ che sono soprattutto nella loro capacita’ di affrontare i compiti complessi. Sono piccoli che avranno difficolta’ a scuola e tenderanno ad abbandonare gli studi”.
Un fenomeno ancora poco conosciuto, dunque, anche se uno studio epidemiologico portato avanti alcuni anni fa dal Crarl con l’Istituto nazionale americano della salute ha rilevato che “il 47 per mille dei bambini esaminati presentava questo problema, da forme molto gravi, che sono circa l’8 per mille, a quelle piu’ lievi, ma sempre con uno spettro variabile, pari il 36 per mille. Stiamo parlando di circa trentamila bambini- specifica Ceccanti- che nascono ogni anno con questo problema, di cui 5-6mila hanno un problema gravissimo, con rapporto relazionali e sociali complicati che possono portare anche all’uso di sostanze o a problemi psichiatrici”.
Tra le priorita’ della giornata di studi, l’importanza della diagnosi della Fas: “Dal punto di vista scientifico questo meeting e’ importante perche’ si mette all’interno di una linea di ricerca e di applicazione alla sanita’ della ricerca portata avanti da Ceccanti sull’abuso alcolico che ha riflessi anche sulla gravidanza e il feto”, spiega Luigi Frati, presente al Museo dell’arte classica in qualita’ di presidente onorario della Conferenza professioni sanitarie.
“E’ bene che gli operatori della sanita’ siano consapevoli di questo problema- aggiunge Frati- e questo incontro ha proprio l’obiettivo di unire chi fa scienza con chi fa sanita’“.
Un “sottobosco”, quello dei bambini con la Sindrome feto alcolico, che dunque “deve essere affrontato e compreso”, sottolinea Ceccanti che affronta tra l’altro l’aspetto sociale della Fas: “Anche per quanto riguarda le adozioni di bambini che provengono dall’Europa orientale coinvolti da questo problema- dice- dobbiamo sapere che cosa facciamo, anche perche’ i genitori si troveranno a dover combattere, perche’ e’ un vero e proprio combattimento, con bambini che hanno queste difficolta’. Se saranno preparati, potranno farli crescere il meglio possibile, altrimenti sara’ drammatico”.
Per questo tra i focus della giornata c’e’ anche quello legato alla psicologia e alla psicoterapia. “Nel superiore interesse del minore riconosciuto a livello internazionale rientra anche l’attenzione alla vita prenatale, laddove il benessere della madre e del bambino sono fondamentali- spiega la psicoterapeuta Maria Rita Parsi- ci vuole rispetto per questi passaggi e un’attenzione rivolta anche all’alimentazione e a tutto quello che viene comunicato al feto dalla madre. E’ un collegamento profondissimo di cui si deve parlare di piu’”.
Dire