La popolazione minorile che accede nelle carceri e’ l’estrema espressione sociale di quella fascia di popolazione, multietnica, adolescenziale che presenta un disadattamento di crescita psicosociale, con frequenti ripercussioni sul proprio stato di salute.
“Il termine fine pena, quando riferito al tempo di fine condanna, e’ spesso un salto nel vuoto dell’individuo- spiega la Dr.ssa Maria Merlino, Distretto 14 Asl Roma 1- in quanto l’iter educativo/rieducativo previsto dal legislatore, deve orientarsi su scarse risorse psico-sociali esistenti, insufficienti a rispondere ad una progettualita” individuale complessa di recupero come quella che viene ad essere rappresentata dalla popolazione che accede all’iter carcerario. La recente normativa legislativa che ha riqualificato il carcere Minorile in Minorile e Giovani adulti, estendendo l’accoglienza alla fascia di popolazione fino a 25 anni, sta creando notevoli problemi organizzativi assistenziali sia interni sia esterni per il sempre piu’ riscontro di scarsita’ di risorse socio assistenziali”.
IL CONGRESSO – Se ne discute a Roma in conclusione della XVII^ Edizione del Congresso Nazionale SIMSPe-Onlus ”Agora” Penitenziaria”, che si e’ svolto per tre giorni presso la sede dell’Istituto Superiore di Sanita”. Oltre 200 i partecipanti, provenienti da tutta Italia. “Si tratta del 17º congresso della Societa” Italiana di Medicina e Sanita” Penitenziaria- spiega il Dr. Luciano Lucania, Presidente SIMSPe-Onlus- L”abbiamo chiamato ”Agora” penitenziaria” perche’ intendiamo ricreare una piazza virtuale in cui dibattere su tutte le tematiche del complesso mondo della sanita” penitenziaria. L’obiettivo specifico di quest’anno e’ quello di avviare una riflessione sul nuovo modo di vivere in carcere dopo la riforma. È un argomento su cui di discute tanto, ma rimane ancora qualcosa da definire, da approfondire, da comprendere appieno”.
COINFEZIONI HIV/HCV – In occasione dell’ultima giornata congressuale, un’ultima analisi sulla questione tossicodipendenze e malattie infettive nelle carceri. “Le persone detenute con doppia infezione Hiv/Hcv sono nella quasi totalita” tossicodipendenti endovena da eroina/cocaina, di eta’ intermedia tra i 40-50 anni, nei quali il buon controllo con i farmaci dell’infezione da Hiv, ha lasciato lo spazio a piu’ rapide progressioni della malattia epatica verso la cirrosi epatica, l’insufficienza d”organo spesso associata anche a quella renale, ed all’Epatocarcinoma. Tali situazioni di malattia epatica avanzata nei detenuti coinfetti, sono scarsamente controllabili anche con i nuovi farmaci anti-Hcv Interferon-Free ed esitano sempre piu’ spesso verso la morte”, spiega il Prof. Sergio Babudieri, Associato di Malattie Infettive – Universita’ degli Studi di Sassari.
LA SALUTE MENTALE – Il Dr. Luciano Lucania, Presidente SIMSPe-Onlus a margine della sessione di psichiatria “Disagio mentale ed esecuzione penale” commenta che tra i dati epidemiologici piu’ significativi derivanti dalle meta-analisi e dalle revisioni sistematiche presenti in letteratura si possono ricordare le seguenti evidenze: la psicosi si colloca in una forbice che oscilla tra il 3.6% (nei maschi) e il 3.9 % (nelle femmine); la depressione maggiore tra il 10.2% (nei maschi) e il 14.1% nelle femmine; il disturbo di personalita’ antisociale e’ la diagnosi piu’ frequente in assoluto: 47% nei maschi e 21% nelle femmine; l’abuso e la dipendenza da alcool (secondo la bipartizione derivante dai criteri diagnostici Dsm Iv-Tr) oscilla tra il 17-30% (nei maschi) e il 10-24% nelle femmine; l”abuso e la dipendenza da sostanze (sempre secondo la bipartizione derivante dai criteri diagnostici Dsm Iv-Tr) oscilla tra il 10-48% (nei maschi) e il 30-60% nelle femmine; l’Adhd e’ intorno al 40%; il disturbo post-traumatico da stress e’ intorno al 20%; i comportamenti autolesivi rilevabili nell’anno precedente la detenzione (a piu” diverso livello) si collocano tra il 7-15% (nei maschi) e il 17-27% (nelle femmine).
Al momento, nella realta’ italiana, sono a disposizione dati epidemiologici di tipo diagnostico, perlopiu’ preliminari, puntiformi e scarsamente supportati da valutazioni strutturate con interviste/rating scales, che derivano dalla pratica clinica di alcune equipe psichiatriche operanti all’interno delle carceri. Questo panorama, certamente allarmante, richiede una attenzione particolare, sia sotto il profilo epidemiologico che sotto la valutazione di natura diagnostico-clinica. Per rispondere a queste esigenze, emerse in maniera chiara dalla sessione di psichiatria dell’Agora’, SIMSPe ha in cantiere uno studio specifico, conclude SIMSPe-Onlus. (Comunicati/Dire)