Sono il 28 per cento dei bambini che vivono sul territorio europeo e da soli formerebbero il 7° paese piu’ popoloso dell’Unione. L’allarme lanciato da Save the Children nel rapporto “Sconfiggere la poverta’ educativa diffuso oggi. In Italia percentuali piu’ alte della media: il 32 per cento dei minorenni a rischio, contro il 28 dell’Ue (RED.SOC.)
ROMA – Oltre 26 milioni di bambini nei paesi dell’Unione europea (piu’ Islanda e Norvegia) sono a rischio poverta’. Una cifra che da sola formerebbe, per numero di abitanti, il settimo paese piu’ popoloso di tutta la Ue. A lanciare l’allarme e’ Save the Children nel suo ultimo rapporto “Sconfiggere la poverta’ educativa. Fino all’ultimo bambino” diffuso oggi. Dei 26 milioni di bambini a rischio poverta’, spiega il rapporto, uno su cinque si trova in questa condizione nonostante i trasferimenti sociali.
Secondo l’organizzazione, nessun paese del vecchio continente e’ esente dalla poverta’ infantile. In Italia, spiega il rapporto, la percentuale di minori a rischio poverta” o esclusione sociale, invece, e” piu” alta e tocca il 32 per cento (contro il 28 per cento in Ue). Una percentuale tra le piu” alte in Europa, spiega il rapporto, se paragonata al 14 per cento dell’Islanda, al 12 per cento della Norvegia, al 20 per cento della Repubblica Ceca e al 23 per cento dell”Austria. Tuttavia, non la piu” alta, visto che a guidare la classifica ci sono Ungheria (41 per cento), Bulgaria (45 per cento) e Romania (51 per cento). Alla radice della poverta’ e dell”esclusione sociale, spiega Save the Children, c”e” la disuguaglianza. “Il10 per cento delle famiglie piu” ricche in Europa attualmente guadagna il 31 per cento del reddito totale e possiede piu” del 50 per cento della ricchezza totale, e il divario tra ricchi e poveri sta aumentando in molti paesi”. Sono i bambini che vivono in famiglie monoparentali, numerose o dove gli adulti lavorano poco o per nulla quelli piu” a rischio.
Tuttavia, in alcuni casi anche quando il lavoro non manca persistono i rischi denunciati. “In Lussemburgo, Bulgaria, Spagna e Svezia, per esempio – si legge nel rapporto -, un quinto o piu’ dei bambini con genitori che lavorano e’ a rischio poverta”. In Romania, la percentuale sale quasi al 50 per cento”. Deprivazione, spiega Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children, che e’ strettamente connessa con le opportunita’ che i bambini avranno in futuro. “Difficolta” nella formazione di base – continua Milano -, non avere un luogo adatto dove poter studiare, non poter frequentare teatri, cinema o eventi culturali, non essere in grado di accedere ad attivita” sportive, sono solo alcune delle conseguenze che questi minori soffrono quotidianamente e che limitano il pieno sviluppo delle proprie potenzialita”. Un circolo vizioso nel quale la poverta” materiale porta alla poverta’ educativa e viceversa”.
Tra i bambini a rischio in Italia, continua lo studio, il 13 per cento e’ a rischio di grave poverta”, mentre il 17 per cento vive in condizioni di poverta’ persistente. “I maggiori rischi di poverta’ sono stati osservati tra i bambini che vivono in famiglie con i genitori che lavorano meno del 20 per cento del loro potenziale – spiega il rapporto – rispetto a quelli con genitori che lavorano tra il 55 e l’85 per cento del loro tempo. Allarmante anche la quota di abbandono scolastico che riguarda il 15 per cento dei minori, i migranti ne sono particolarmente colpiti (37 per cento). Inoltre, in Italia, la copertura di spesa per la cura dei bambini rimane ancora troppo bassa (23 per cento), contro una media in Europa del 28 per cento”. A influenzare le disuguaglianze tra bambini, anche il livello di istruzione dei propri genitori. I bambini i cui genitori hanno conseguito livelli di istruzione piu’ bassi, hanno una probabilita’ sostanzialmente maggiore di essere a rischio di poverta’ o esclusione sociale rispetto ai bambini i cui genitori hanno conseguito livelli di istruzione medio-alti, spiega il rapporto.
La differenza media nel rischio di poverta’ tra i bambini con genitori con un livello di istruzione basso ed i bambini con genitori con livello di istruzione medio-alto e’ del 46 per cento in Italia, meglio di Germania (59) e Belgio (55 per cento) e contro una media europea del 53 per cento” Non meno preoccupanti i dati sulla poverta’ educativa che riguarda un adolescente su cinque in Europa. Secondo i dati PISA, spiega il rapporto, il 22 per cento dei 15enni in Europa ha scarsi risultati in matematica e il 20 per cento in lettura.
“Questi studenti non sono necessariamente incapaci di eseguire operazioni matematiche o di comprendere i testi che leggono – spiega Save the Children -, ma le competenze limitate che hanno sviluppato non consentono loro di affrontare scenari di vita reale. In Italia il 25 per cento dei bambini non raggiunge le competenze minime in matematica, contro una media europea del 22″. Altro fattore predittivo delle disuguaglianze educative e” il fatto che i genitori del bambino siano migranti o nati nel paese di riferimento. “Secondo i dati Ocse – spiega il rapporto -, i quindicenni migranti di prima generazione in tutta Europa hanno in media il 25 per cento di probabilita’ in piu’ di non raggiungere il livello minimo di competenze in matematica rispetto ai ragazzi nati nei paesi di riferimento, con la maggior parte dei paesi che registra una differenza di piu’ di 20 punti percentuale che arriva addirittura a 40 in Finlandia”.A giocare un “ruolo fondamentale” nella lotta alla poverta’ infantile sono i trasferimenti sociali, spiega il rapporto. “Gli investimenti per famiglie e bambini, soprattutto quelli con maggior necessita”, sono essenziali per garantire sistemi di welfare che riducano il rischio di poverta” materiale – continua -. Oltre che consistenti, gli investimenti per famiglie e bambini dovrebbero essere efficaci, ossia garantire alle famiglie in difficolta’ una concreta possibilita’ di migliorare la propria condizione”.
Tuttavia, secondo il Rapporto di Save the Children, in Romania, Grecia, Bulgaria, Italia, Portogallo, Malta e Spagna, la percentuale di bambini a rischio di poverta” diminuisce meno del 10 per cento come risultato dei trasferimenti sociali, ben al di sotto della media UE (21 per cento). L”Italia, invece, riesce ad abbattere solo dell’8 per cento il rischio di poverta’ tra i bambini grazie ai trasferimenti sociali, risultando nettamente meno efficace di Belgio, Germania e Finlandia. (www.redattoresociale.it) 17:26 30-11-16 NNNN
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