ROMA – “Quanto accaduto al signor Marcello Cairoli non doveva succedere, non da noi. In Italia il pronto soccorso degli ospedali non è e non deve essere l’ultima tappa della vita di un paziente oncologico. Approfondiremo ogni aspetto di questa vicenda, raccontata da Patrizio con tanto coraggio, amore e indignazione”. Così il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in merito alla morte di Marcello Cairoli. Suo figlio Patrizio ieri ha diffuso una lettera al ministro spiegando che suo padre è morto in un pronto soccorso, dove ha passato le sue ultime 56 ore di vita, senza nemmeno avere la possibilità di avere un paravento per proteggere il suo letto alla vista altrui. Hanno usato un maglioncino.
Oggi, in un post pubblicato su Facebook il ministro osserva: “Il nostro Paese, grazie all’impegno di tutti gli operatori sanitari, offre ai pazienti e alle loro famiglie un eccellente livello di cure, anche in termini di umanizzazione. In Italia abbiamo realizzato le reti oncologiche proprio per garantire il malato in tutto il suo percorso, anche nella fase terminale, quella in cui ha diritto di essere circondato dall’affetto dei suoi cari, con il sostegno di medici e infermieri preparati ad assisterlo in queste circostanze, ogni volta che serve”.
Ora, prosegue Lorenzin, “gli ispettori accerteranno cosa è accaduto, cosa non ha funzionato, di chi è stata la responsabilità, se un uomo è morto passando le ultime 56 ore della propria vita in un pronto soccorso; con solo un paravento tra lui, circondato dalla sua famiglia, e la folla. Questa storia non riguarda medici e infermieri, non riguarda il personale e non vale neppure la polemica sui sovraffollamenti al Pronto Soccorso di un grande ospedale romano, dove il personale garantisce quasi mille interventi al giorno. L’indagine ispettiva deve accertare se la rete oncologica del Lazio ha funzionato e verificare i livelli assistenziali erogati sul territorio a favore dei malati oncologici. Voglio esprimere la mia vicinanza a Patrizio per il suo dolore e garantisco tutto l’impegno affinché il suo auspicio, ‘mai più una storia così’, si realizzi”, conclude.
DIRE