ROMA – Il parto in casa? Per la Societa’ italiana di neonatologia (Sin) si tratta di una scelta rischiosa per la salute del bambino e della mamma.
Con una nota la Sin evidenzia il fatto che sono in aumento le donne che decidono di partorire in casa. E “anche se la percentuale e’ ancora molto bassa rispetto al totale dei neonati (0,1%), la tendenza e’ in crescita e lo scorso anno si stima siano venuti alla luce tra le mura domestiche circa 500 bambini – continua la Sin -. Un numero senza dubbio inferiore a quello reale e approssimativo, difficile da determinare per mancanza di dati completi e a cui vanno aggiunti anche le nascite ‘clandestine’, i bambini di donne di altre etnie, come i Rom, che tradizionalmente partoriscono presso le proprie dimore, donne non in regola con il permesso di soggiorno, ecc…”.
Ma il problema, per la Societa’ italiana di neonatologia, e’ un altro. “La maggior parte delle donne sane ha un parto fisiologico e una gravidanza a termine senza problemi, pertanto la gran parte delle nascite potrebbe realizzarsi senza la necessita’ di interventi medici. C’e’ sempre pero’ da considerare il fattore rischio. Anche nelle condizioni ideali non e’ possibile escludere, con assoluta certezza, la possibilita’ che si presentino delle complicazioni, che metterebbero a rischio la salute di mamma e bambino e che implicherebbero, nel caso del parto a domicilio, un necessario ed immediato trasferimento in ospedale, anch’esso di per se’ rischioso. Il trasferimento e’ un evento particolarmente frequente nelle nullipare con un’incidenza di circa il 40%, meno frequente nelle pluripare (10%). Occorre anche considerare che per quanto il rischio assoluto possa essere basso, per il parto in casa e’ prevista una variabile associata ad un aumentato rischio di patologie neonatali, se confrontato con parto programmato in ospedale”.
Tra le ragioni che spingono a scegliere di partorire in casa, c’e’ il fatto che l’ambiente domestico e’ sentito dalla donna come piu’ intimo e confortevole, rispetto a quello ospedaliero, trattandosi di un evento naturale come la nascita.
La Sin ricorda che da anni e’ impegnata in attivita’ tese a demedicalizzare l’evento parto, per garantire questa “intimita’” anche in ospedale cosi’ da instaurare sin da subito un contatto tra neonato e genitori. “Negli ultimi anni i Centri nascita pubblici e privati hanno fatto grandi passi avanti affinche’ il parto, sia per la mamma che per il bambino, possa avvenire il piu’ possibile in un ambiente ‘familiare’, prevedendo la presenza di entrambi i genitori, diminuendo al minimo la permanenza nella struttura sanitaria e mettendo in atto il rooming in”.
“Il parto e’ un evento naturale e come tale deve essere vissuto – afferma la Sin – condividiamo le ragioni di chi vorrebbe partorire presso la propria casa, ma la situazione del nostro sistema sanitario ci obbliga a sconsigliare vivamente questa scelta. Tra le mura domestiche, infatti, non sono garantite le misure di sicurezza necessarie in caso di problemi che possono subentrare. Ad esempio non c’e’ una rete capillare di ambulanze e, quando questa e’ garantita, bisogna fare i conti con la vicinanza e raggiungibilita’ di Terapie Intensive Neonatali”.
La situazione nel resto del mondo
Proprio per questo, in molte aree del mondo, e’ forte la convinzione che, allo scopo di offrire le migliori condizioni di sicurezza per la gravida ed il neonato, sia piu’ sicuro partorire in ospedale. “Tuttavia – ricorda la Sin -, il parto in casa e’ ancora ampiamente diffuso in diversi paesi come ad esempio l’Olanda in cui, anche con un trend decrescente negli ultimi 10-15 anni, avviene con una percentuale del 25%.In Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito diverse associazioni ostetriche e ginecologiche supportano la pratica del parto a domicilio in donne sane, correttamente selezionate, la cui gravidanza siasenza complicazioni ed a basso rischio e se adeguatamente assistite durante il parto”.
Non ci sono, attualmente, studi definitivi sulla pratica del parto in casa, ma analisi osservazionali che sono affette da limitazioni metodologiche: piccola dimensione del campione, mancanza di un gruppo di controllo adeguato, difficolta’ a distinguere tra parti in casa pianificati e non, l’eterogeneita’ nelle competenze e nella formazione dell’assistente al parto. “Le donne che vogliono partorire in casa devono essere adeguatamente informate sui rischi e su tutti gli aspetti organizzativi e medici previsti sul loro territorio rispetto ad altre realta’.
Risultati derivanti da studi su una specifica popolazione, infatti, non possono essere applicati automaticamente ad altri paesi o regioni, aventi un diverso sistema medico e organizzativo di assistenza alla maternita’”.
Le indicazioni della Societa’ Italiana di Neonatologia
Qualora una donna decida di optare per il parto a domicilio, la Sin fornisce delle indicazioni per affrontare la nascita nelle condizioni di maggiore sicurezza possibile, sulla base anche dell’organizzazione sanitaria di riferimento.
Eccole: la donna deve essere correttamente informata sui rischi del parto a domicilio e sulla organizzazione dello stesso nella citta’ dove intende partorire; deve esservi un presidio ospedaliero attrezzato facilmente raggiungibile;deve essere garantito un trasporto rapido in ospedale per mamma e neonato ad opera di personale esperto ed addestrato nelle manovre di rianimazione; occorre pre-allertare l’Ospedale con Terapia Intensiva Neonatale piu’ vicino; la futura mamma deve rivolgersi a un’ostetrica con training appropriato nell’assistenza sia in ospedale sia a domicilio e che abbia documentata capacita’ nelle manovre rianimatorie neonatali; e’ necessario garantire al neonato ed alla mamma, nelle ore immediatamente dopo il parto, tutti i controlli necessari e di routine.
Fonte: Redattore Sociale