Uno spazio informale e accogliente, fuori dall’ambiente ospedaliero, dove le persone affette da demenza e i familiari possono riunirsi per trascorrere alcune ore insieme, socializzare e chiedere consigli grazie alla guida di operatori esperti.
È stato inaugurato a Piacenza il Cafè Alzheimer, iniziativa promossa dal Consultorio per i disturbi cognitivi dell’Azienda Usl in collaborazione con il Comune di Piacenza. A portare i saluti delle due istituzioni erano presenti l’assessore Stefano Cugini e il direttore sociale Ausl Costanza Ceda.
L’obiettivo del progetto è quello di migliorare l’integrazione nel territorio contrastando l’isolamento e lo stigma, incrementare il sostegno e il senso di sicurezza dei familiari, di promuovere l’apprendimento di strategie per la gestione dei disturbi psico-comportamentali e ridurre lo stress dei caregiver dando risposte mirate alle loro proposte e alle loro esigenze informative.
Gli appuntamenti a Piacenza tra pazienti, loro familiari e operatori (psicologi, medici e assistenti sociali) si svolgeranno al circolo Il Tulipano di via Cantarana 10, l’ultimo mercoledì di ogni mese, dalle 17 alle 19.30.
In Regione Emilia Romagna – ha evidenziato Antonella Carafelli (Servizio assistenza territoriale) – sono presenti 54 esperienze simili, che ogni anno accolgono 2600 persone. “Dobbiamo guardare alla persona, non solo alla malattia”, ha ricordato.
A Piacenza l’Ausl ha consolidato da anni un percorso specifico dedicato a questi malati, che fa perno sui Consultori per i disturbi cognitivi.
“Il programma – racconta Lucio Luchetti, che ne è responsabile medico – è stato attivato nel 2000 a seguito di una specifica delibera regionale”. Da allora l’impegno di tutti i professionisti coinvolti è stato notevole e oggi è strutturata una rete provinciale di ambulatori che garantisce una presa in carico il più capillare possibile dei pazienti.
Attualmente sono oltre 3mila le persone seguite. “Anche l’equipe si è ampliata con il contributo di diverse professionalità”. Infermieri, medici geriatri e neurologi ospedalieri e territoriali, psicologi e assistenti sociali: ognuna di queste figure contribuisce alla proposta terapeutica e di presa in carico del paziente.
Sia in fase di diagnosi sia nel prosieguo delle attività, è importante la valutazione neuropsicologica del paziente: “Esaminiamo – spiega Giordana Dordoni, responsabile psicosociale del programma Ausl – la componente cognitiva, affettiva, funzionale e relazionale”.
I professionisti si rivolgono non solo alla persona affetta da malattia di Alzheimer o da altri disturbi cognitivi, ma anche ai familiari e ai cosiddetti cavegiver, ovvero coloro che si occupano dell’assistenza al malato. “Forniamo colloqui personali e abbiamo attivato gruppi di mutuo aiuto”.
Proprio per essere vicini anche ai familiari, è nato il Cafè Alzheimer. “Quando le persone si vogliono bene e iniziano una relazione, cercano una “casa”. Questa sarà la nostra e ci entreremo senza divise, per affrontare insieme le difficoltà pratiche del quotidiano”.
Essenziali, all’interno dell’equipe, sono anche l’assistente sociale Andrea Albasi – che propone alla famiglia alcune opportunità di sostegno quali l’assistenza domiciliare, i centri diurni e gli assegni di cura) – e l’infermiere (presenti Savina Luviè e Stefania Mussi), che collabora strettamente con il medico, svolge una funzione di filtro rispetto ai familiari, fornisce consulenze telefoniche e si occupa della distribuzione di farmaci.
La partecipazione è libera e gratuita. “Il malato di Alzheimer non è un peso – ha evidenziato la psicologa Ausl Laura Ballocchi – ha solo un carico troppo pesante per poter essere portato solo sulle sue spalle. Noi siamo un gruppo e possiamo imparare ad affrontare i problemi”.
Source: sito ER Salute