Il Ministero della Salute ha inviato alle Regioni il testo generale che, in 63 articoli, riscrive i criteri dei nuovi Livelli essenziali di assistenza.
Il documento, anticipato oggi da Il Sole-24 Ore Sanità, si articola nei tre rami classici (prevenzione collettiva, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera) ma contiene – rispetto al Dpcm del 29 novembre 2001 che va ad abrogare – una serie di novità.
Tra queste, i nuovi nomenclatori su assistenza protesica e specialistica ambulatoriale, con specifici riferimenti all’appropriatezza clinica e alle prestazioni tecnologicamente avanzate.
Dove non è possibile inserire liste chiuse di prestazioni lo sforzo è stato di declinare delle aree di attività incluse nell’area: sono questi i casi della prevenzione collettiva in ambienti di vita e di lavoro e dell’assistenza distrettuale, in particolare per quanto riguarda l’assistenza socio-sanitaria.
“La scelta di evitare, per quanto possibile, il rinvio alla normativa vigente – recita la relazione illustrativa del Ministero – ha imposto di ricavare da tale normativa le specifiche attività e prestazioni di competenza dei rispettivi servizi (Dipartimenti di prevenzione, Consultori familiari, Sert, Dipartimenti di salute mentale, Servizi di riabilitazione, ecc.) e di riportarle nel testo, sia pure senza carattere di esaustività. Lo schema di provvedimento, dunque, non introduce nessun ampliamento sostanziale dei Lea ma si limita a descrivere con maggiore dettaglio e precisione prestazioni ed attività già oggi incluse nei livelli. Per l’area socio-sanitaria, in particolare, si è ritenuto necessario individuare e descrivere le diverse tipologie di assistenza caratterizzate da diversi livelli di complessità ed impegno assistenziale”.
Per l’Adi ai malati cronici non autosufficienti, ad esempio, si passa dal livello base all’alta intensità che corrisponde all’ospedalizzazione domiciliare.
Aggiornati anche gli elenchi delle malattie croniche e delle patologie rare. Altra grande novità del provvedimento, peraltro già presente nella prima versione, è l’inserimento della Pma eterologa nei Lea.
In termini di fondi, l’impatto complessivo stimato è di 771,8 milioni, che dovrebbe riflettere almeno in parte le richieste della maggior parte delle Regioni.
Stando alla relazione tecnica prodotta dal Ministero “l’impatto globale dell’aggiornamento dei Lea è riconducibile alla differenza tra i costi aggiuntivi generati dalla previsione di prestazioni aggiuntive, nella misura in cui generino consumi aggiuntivi e le economie conseguibili nei diversi ambiti assistenziali nonché le maggiori entrate connesse alla partecipazione ai costi sulla quota di consumi aggiuntivi di prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale”.
Nel documento, ad esempio, si ipotizza una riduzione della spesa di circa 50 milioni di euro da ottenere con una riduzione dei ricoveri medici e chirurgici rispettivamente del 15% e del 10% per le regioni in Piano di rientro e del 5% per le regioni non in Piano di rientro in entrambe i regimi di ricovero.
La stima dei 50 milioni si basa poi sulla distinzione tra il settore pubblico e privato: per il primo (pubblico) si è ipotizzato un risparmio correlato ad una riduzione della valorizzazione tariffaria dei ricoveri che si trasferiscono in ambulatorio per il 20%, nel presupposto che a seguito di detto trasferimento le strutture pubbliche registrino una riduzione dei loro costi
variabili del 20% (minori turni del personale, minori spese alberghiere ecc.). “Deve poi essere considerato – scrive il Ministero – che la riduzione dei costi potrà essere ulteriormente confermata ed accentuata man mano che le regioni provvederanno a riorganizzare la propria rete ospedaliera con un’ulteriore riduzione dei posti letto e provvederanno alla ricognizione del fabbisogno del personale”.
L’ultimo schema di Dpcm sui Lea inviato da Lorenzin alle Regioni
Fonte: FNC IPASVI