Secondo l’Unicef, ogni giorno, donne e bambine impiegano 200 milioni di ore per raccogliere acqua e questa e’ una grandissima perdita di tempo prezioso per il loro futuro.
Durante la Settimana mondiale dell’acqua (28 agosto-2 settembre), a Stoccolma, gli esperti si sono riuniti per provare a migliorare l’accesso all’acqua a livello globale.
L’Unicef ricorda che il prezzo della mancanza di accesso all’acqua pesa in maniera sproporzionata sulle donne. “Basta pensare che 200 milioni di ore corrispondono a 8,3 milioni di giorni, ovvero a 22.800 anni”, ha dichiarato Sanjay Wijesereka, responsabile dell’Unicef a livello globale per i programmi legati all’acqua e ai servizi igienico sanitari.
“E’ come se una donna iniziasse a raccogliere acqua durante l’Eta’ della pietra e arrivasse a casa nel 2016. Pensiamo a quanti progressi sono stati fatti in questo lungo periodo di tempo. Pensiamo a cos’altro avrebbero potuto fare le donne in questo periodo di tempo. Quando non c’e’ disponibilita’ di acqua ed e’ necessario raccoglierla, sono le donne e le bambine che pagano maggiormente questo prezzo attraverso il loro tempo e le opportunita’ perdute”. Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile per l’acqua e i servizi igienico sanitari, Obiettivo 6, chiedono un accesso equo e universale ad acqua pulita e accessibile entro il 2030. Il primo passo consiste nel garantire ad ognuno servizi di base entro 30 minuti di viaggio, nel lungo periodo l’obiettivo e’ di assicurare a ciascuno di avere acqua pulita a casa.
Secondo le Nazioni Unite, in Africa Sub Sahariana, per esempio, per il 29% della popolazione le fonti di acqua potabile sono a 30 minuti distanza o ancora di piu’. In media in Africa Sub Sahariana, un viaggio per raccogliere acqua dura 33 minuti per chi proviene da aree rurali e 25 minuti per coloro che provengono da aree urbane. In Asia, le stime sono rispettivamente di 21 e 19 minuti. Cio’ nonostante, per alcuni paesi i dati potrebbero essere piu’ alti. In Mauritania, Somalia, Tunisia e Yemen per un solo viaggio e’ prevista piu’ di un’ora di tempo.
Quando l’acqua non arriva direttamente a casa, il suo recupero ricade in maniera sproporzionata sulle donne e sui bambini, in particolar modo sulle bambine. Uno studio su 24 paesi dell’Africa sub Sahariana ha rilevato che quando la raccolta di acqua impiega piu’ di 30 minuti, circa 3,36 milioni di bambini e 13,54 milioni di donne adulte sono responsabili della raccolta. In Malawi, secondo le Nazioni Unite le donne che raccolgono acqua spendono in media 54 minuti di tempo, mentre gli uomini solo 6. In Guinea e Repubblica Unita della Tanzania la raccolta impiega in media per le donne 20 minuti, il doppio degli uomini. Per le donne il costo della raccolta dell’acqua e’ piu’ alto e questo ha importanti conseguenze sulle loro vite. Diminuisce considerevolmente il tempo che hanno a disposizione per stare con le loro famiglie, la cura dei figli, della casa, o anche per il proprio tempo libero. Sia per i ragazzi che per le ragazze, la raccolta di acqua puo’ sottrarre tempo che dovrebbero dedicare alla loro istruzione e talvolta impedisce loro di frequentare la scuola.
La raccolta di acqua puo’ colpire la salute di tutta la famiglia, in particolare dei bambini. Quando ”acqua non e’ disponibile a casa, anche se raccolta da fonti sicure, il fatto che deve essere trasportata e conservata aumenta il rischio di essere contaminata. A sua volta aumenta il rischio di malattie diarroiche, che sono la quarta principale causa delle morti dei bambini sotto i 5 anni, e causa principale di malnutrizione cronica che colpisce 159 milioni di bambini nel mondo. Oltre 300.000 bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno – oltre 800 al giorno – per malattie diarroiche dovute a scarse condizioni igienico sanitarie o acqua potabile non sicura. “L’accesso all’acqua potabile fa differenza nelle vite delle persone- ha continuato Wijesereka- Le necessita’ e gli obiettivi sono chiari. Le donne e i bambini non dovrebbero utilizzare cosi’ tanto tempo per un diritto umano di base”. (Com/Acl/ Dire)