In Emilia-Romagna oltre un minore su 10 e’ in condizione di poverta’ relativa. E un alunno di 15 anni su cinque non raggiunge le competenze minime in matematica e in lettura. Quattro ragazzi su 10 non hanno letto nemmeno un libro lo scorso anno e sei su 10 non sono andati a teatro. I giovani emiliani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media, toccano il 13,3% (la media europea e’ l’11%, quella nazionale 14,7%), con un’incidenza maggiore tra i maschi (16,4%).
E’ questa la fotografia scattata dal settimo “Atlante dell”infanzia (a rischio)” realizzato da Save the children e pubblicato quest”anno da Treccani. D’altro canto, anche il livello di istruzione basso dei genitori rappresenta un forte fattore di rischio per la vita e il futuro dei bambini. In Emilia-Romagna piu’ di un adulto su tre tra 25 e 64 anni (34,9%) presenta livelli di scolarizzazione bassi, al di sopra della media europea del 27,5%. “E’ indispensabile che anche in una delle regione piu’ avanzate come l’Emilia-Romagna si sviluppi un piano organico di contrasto alla poverta’ educativa- ammonisce Raffaella Milano di Save the Children- che e’ un grandissimo danno sia nel presente sia per il futuro dei bambini”. Rispetto al panorama nazionale, dunque, l’Emilia-Romagna “si conferma una regione dove le opporunita’ di servizi per l’infanzia sono piu’ avanzate, segnala Save the Children. La rete di asili nido e servizi integrativi e’ presente in quasi nove Comuni su 10 (86,8%), a fronte di una media nazionale del 57,3%. In Emilia-Romagna, inoltre, quasi un bambino su due alle elementari ha il tempo pieno (44,3% contro la media nazionale del 31,6%), con percentuali ancora piu” elevate nella provincia di Modena e Bologna (rispettivamente 70,1% e 57,1 %).
I ragazzi emiliano-romagnoli sono anche tra i piu’ connessi in Italia, insieme ai friulani: quasi la meta’ di loro utilizza internet tutti i giorni. Ma c’e’ il rovescio della medaglia: quattro ragazzi su 10 durante l’anno non leggono libri, se non quelli scolastici, e l’abbandono precoce degli studi supera il 13%, con punte del 16,4% tra i maschi. Da qui l’allarme di Save the Children e la proposta di un piano organico di contrasto alla poverta’ educativa in Emilia-Romagna. Anche la onlus certifica poi l”allarme sul calo delle nascite. In Emilia-Romagna, il tasso di natalita’ era pari a otto nati ogni 1.000 residenti nel 2015, in linea con la media nazionale ma in costante calo dal 2008 (era 9,8).
Anche i minorenni sono sempre meno. Il loro peso specifico sul totale della popolazione e’ sceso dal 17% del 2009 al 16,5% attuale (poco piu” di 10 milioni di bambini e ragazzi da 0-17 anni). Tra le province emiliane, quella con la piu’ alta percentuale di minori e’ Reggio Emilia, dove si attestano al 17,9%. Per quanto riguarda la mortalita’ infantile, invece, in Emilia-Romagna si registrano 2,6 decessi entro il primo anno di vita per mille nati vivi (la media nazionale e’ 3,2 casi). Tra le 48 mappe presenti nell’Atlante, ce n’e’ una anche sul “Pericolo sismico” elaborata dall’Ingv. Emerge che in Italia 5,5 milioni di bambini e ragazzi sotto i 15 anni vivono in aree ad alta e medio-alta pericolosita’ sismica. Si tratta di un territorio che copre circa il 70% delle province italiane e che comprende 45 citta’ sopra i 50.000 abitanti, che ospitano 900.000 minorenni sotto i 15 anni. In queste aree rientrano anche i Comuni di Reggio Emilia, Carpi, Modena, Bologna, Imola, Faenza, Ravenna, Cesena, Forli” e Verucchio. (San/ Dire)