È una giornata ordinaria al Policlinico Gemelli di Roma, almeno fino a quando una telefonata avverte di un grave incidente chimico nelle vicinanze. Molte le persone rimaste coinvolte. Le meno gravi stanno gia’ raggiungendo le strutture limitrofe con mezzi autonomi, le altre devono essere prelevate sul posto. Nell’ospedale scatta il protocollo d’emergenza, entrano in azione medici, infermieri, vigili del fuoco. Vengono allestite tende di decontaminazione, gazebo e postazioni di prima assistenza. Per fortuna, pero’, si tratta solo di un’esercitazione.
Il Dea del Policlinico universitario Agostino Gemelli ha infatti iniziato oggi una simulazione di gestione sanitaria di fronte a un incidente chimico sul territorio urbano, come lo scoppio di container contenenti sostanze tossiche, un’esplosione in un capannone industriale, un incidente che ha procurato lo sversamento di sostanze tossiche nell’ambiente. L’esercitazione, che ha luogo oggi e domani presso il dipartimento di Emergenza e Accettazione del Gemelli, fa parte del Peimaf (Piano emergenza interno massiccio afflusso feriti) ed e’ organizzata dagli specialisti della facolta’ di Medicina e Chirurgia dell’universita’ Cattolica e del Policlinico Gemelli nel quadro del progetto cofinanziato dalla Ue e intitolato Eden (European end user driven demo for CBRNe), che ha come scopo quello di migliorare la risposta a incidenti CBRNe (chimici, biologici, radiologici, nucleari, esplosivi).
“È un’importante occasione”, commenta il professor Daniele Gui, docente di Chirurgia generale all’universita’ Cattolica e responsabile della Uoc Chirurgia d’urgenza del Gemelli nonche’ partner scientifico del progetto, “per testare le potenzialita’ del nostro Policlinico, le risorse di cui disponiamo e come utilizzarle al meglio. Per questo, la sfida non e’ tanto quella di organizzare la simulazione di un evento, ma preparare il personale ad affrontarlo e gestirlo”.
Man mano che le vittime simulate raggiungono il Pronto soccorso, sia a piedi (le meno gravi), sia trasportate da autoambulanze, sono raccolte nell’area predisposta per essere decontaminate dal personale vestito con tute speciali. Dopodiche’ vengono indirizzate nel Pronto soccorso per la stabilizzazione della funzioni vitali. “È l’occasione- prosegue il professore- anche per testare gli strumenti di soccorso frutto del progetto Eden. Tali strumenti saranno utilizzati dal personale che partecipa alla dimostrazione e che sara’ poi chiamato a esprimere il proprio giudizio in merito”.
All’esercitazione, infatti, segue un debriefing, ossia una discussione in aula su quanto e’ stato fatto, bene o male, con tutti i partecipanti, in cui si analizzeranno i risultati della simulazione e si estraggono le cosiddette ‘lezioni apprese’. “Il progetto Eden- spiega infine Gui- si concludera’ a ottobre con un grande evento a Bruxelles che riunira’ tutti i trentasei partner europei. In questa occasione, l’Universita’ Cattolica disporra’ di uno stand per presentare i propri risultati portati a termine in questi due anni di progetto”. DIRE