I pronto soccorso italiani sono a misura di bambino?
E’ questa la domanda iniziale di un’indagine della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza pediatrica (Simeup), che, attraverso un suo gruppo di studio Obi/Pronto soccorso, ha valutato 188 ospedali italiani in cui è presente un’Unità operativa complessa di Pediatria.
Obiettivo della ricerca Simeup è stato quello di verificare l’organizzazione dell’assistenza in emergenza-urgenza al paziente pediatrico in funzione dell’articolazione strutturale dell’ospedale.
Dallo studio è emerso che nel 38% degli ospedali manca assistenza ad hoc. Una lacuna non da poco, considerando che il piccolo paziente ha bisogno di una rete assistenziale pediatrica soprattutto nell’emergenza, quando decisioni cruciali ed estremamente personalizzate devono essere prese in un tempo molto ridotto e, quindi, da parte di persone con competenze specifiche.
Il triage – forse la fase più delicata della presa in carico di un paziente che accede in un pronto soccorso – nel 78% dei casi è spesso affidato a personale del pronto soccorso generale e non a quello pediatrico. L’assistenza, in pronto soccorso ai codici gialli e rossi, in oltre metà dei casi, avviene da parte di un medico di urgenza del pronto soccorso generale e, solo in un secondo tempo, interviene un pediatra.
Solo metà del personale è stato preparato a svolgere un triage pediatrico. Poco più di un terzo delle strutture esaminate – rileva ancora l’indagine – può fornire assistenza semi-intensiva pediatrica e il 28% delle strutture non ha nessuna assistenza pediatrica d’emergenza perché sprovvista di una guardia pediatrica che svolge attività diretta o indiretta per il pronto soccorso.
“Oggi – afferma Riccardo Lubrano, presidente Simeup all’Adnkronos – ci sono troppi pochi medici di urgenza pediatri per affrontare il numero di codici gialli e rossi che si presentano in molte strutture. Allo stesso tempo, se guardiamo alle visite annue pediatriche nei pronto soccorso, si nota che oltre il 40% delle strutture effettua meno di 5.000 visite annue pediatriche di emergenza. Questo dato onestamente ci impone una riflessione e forse una necessità di approfondimenti sul numero effettivo di visite che giustificano il mantenimento di una struttura di emergenza pediatrica per tutte le problematiche organizzative connesse alle specificità necessarie a fornire un’attività assistenziale di emergenza di qualità secondo standard effettivi di sicurezza, e su come debba essere strutturata la rete dell’emergenza pediatrica”.
L’indagine ha rilevato inoltre che poco più della metà delle 188 strutture analizzate ha una guardia pediatrica attiva 24 ore al giorno. Nel 3% dei casi è presente una guardia attiva h12. Nel resto delle strutture non vi è nessuna assistenze pediatrica d’emergenza.
Dopo la visita in pronto soccorso, il paziente viene accolto, se necessario, in un’Osservazione breve intensiva (Obi) pediatrica attiva nel 65% delle strutture, che nella maggior parte dei casi è localizzata specificatamente nel reparto pediatrico o in un’area riservata del pronto soccorso generale.
Fonte: Adnkronos