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Firenze, percorso dedicato alla SLA all’ospedale Careggi

Firenze, percorso dedicato alla SLA all’ospedale Careggi

Firenze, percorso dedicato alla SLA all’ospedale Careggi
| martedì 25 Ottobre 2016

Si tratta di un nuovo modello assistenziale condiviso per rispondere a specifiche esigenze diagnostiche, terapeutiche e assistenziali (RED.SOC.)  All’ospedale fiorentino di Careggi parte un percorso dedicato alla Sla in collaborazione con Aisla Sezione di Firenze. Si tratta di un nuovo modello assistenziale condiviso per rispondere a specifiche esigenze diagnostiche, terapeutiche e assistenziali. Nello specifico, è un modello ospedaliero basato sulla collaborazione fra tutti i professionisti sanitari coinvolti, la persona malata e i suoi familiari a garanzia delle cure ma anche dei bisogni più complessi della persona. L’obiettivo sarà quello dimettere al centro del percorso il paziente nell’intento di rispettare ogni sua scelta e renderlo soggetto pro-attivo.

Il percorso assistenziale all’interno di Careggi dedicato alle personecon Sla si avvale del coinvolgimento di diverse figure professionali che compongono un team multiprofessionale e multidisciplinare dedicato alla gestione della patologia nelle diverse fasi evolutive della malattia. Il team è composto dai seguenti professionisti: neurologo, pneumologo, palliativista, dietista, fisioterapista, foniatra, infermiere case manager, medici ed infermieri della Agenzia di continuità assistenziale. Altri professionisti coinvolti, se necessario, sono l’oculista e l’otorinolaringoiatra.

Il team interviene, sulla base delle necessità emergenti, attivando il professionista di riferimento, al fine di garantire alle persone affette da Sla un’assistenza ospedaliera personalizzata che valorizzi i bisogni psicologici, sociali e la salute di genere. Il Pdta (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale), infatti,è uno strumento di gestione usato proprio per definire il migliore processo clinico – assistenziale che risponda a specifici bisogni di salute, per ridurre la variabilità non necessaria e per aumentare la qualità dell’assistenza e del servizio offerto. Il passo successivo, dunque, sarà proprio quello di integrare il protocollo ospedaliero con un percorso territoriale capace di accogliere e gestire l’alta complessità assistenziale richiesta dalle persone affette da questa grave patologia.

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