L’inversione delle portate dei pasti principali determina una riduzione significativa della glicemia post-prandiale e un miglioramento nei valori dell’emoglobina glicata, il parametro più importante per giudicare il controllo metabolico.
E’ questa in sintesi la scoperta di uno studio, presentato all’ultimo congresso della società italiana di diabetologia (Sid), svolto presso il laboratorio di Metabolismo, Nutrizione ed Aterosclerosi dell’Università di Pisa, diretto da Andrea Natali, da due giovanissimi: Domenico Tricò, al secondo anno di specializzazione in Medicina interna, ed Emanuele Filice da poco laureato.
I ricercatori hanno sperimentato per 4 settimane su 17 pazienti l’inversione delle portate dei pasti principali.
Natali aggiunge, che di recente, era stato dimostrato che nei pazienti con diabete un antipasto costituito da proteine e grassi fosse in grado di ridurre marcatamente l’entità dell’innalzamento glicemico prodotto dalla successiva ingestione di carboidrati e come questo avvenisse per un marcato rallentamento dello svuotamento gastrico (indotto dai grassi) e potenziamento della secrezione insulinica (indotta dalle proteine), successivamente, per sfruttare a fini terapeutici questa specie di ‘pre-condizionamento’ indotto dall’antipasto, senza però aumentare le calorie della giornata, si è pensato che il modo più semplice fosse invertire la successione delle portate ai due pasti principali e i risultati confermano che assieme ai più classici interventi farmacologici e sullo stile di vita, che restano comunque insostituibili, anche l’inversione degli alimenti è una strategia semplice ed efficace per curare il diabete, soprattutto nelle fasi iniziali della malattia.
FONTE ANSA