La circoncisione maschile (dal latino circumcidere, che significa “tagliare intorno”) consiste nella rimozione chirurgica (escissione) del prepuzio dal pene. Circa un terzo dei maschi di tutto il mondo è circonciso. La procedura è diffusa nel mondo musulmano e in Israele (dove è quasi universale), negli Stati Uniti, in parte del sud-est asiatico e in Africa. È invece relativamente rara in Europa.
Secondo stime recenti, il 34-40% dei musulmani preferisce eseguire la pratica nel paese di origine, mentre una buona metà del totale si rivolge a persone non autorizzate che “operano” in ambienti non idonei e in maniera clandestina. Con notevoli rischi sulla salute dei piccoli pazienti che in alcuni casi rischiano anche la vita, come successo qualche giorno fa a Torino (link). Un neonato di un mese infatti è morto dopo aver riportato gravi lesioni all’apparato genitale. L’ipotesi al vaglio è che possa essere stato circonciso in casa e che abbia subito una grave infezione.
Mustafa Qaddourah, pediatra e consigliere del Centro Islamico Culturale di Roma, evidenzia la preoccupazione di una pratica che riguarda tutta l’Italia. “Il problema è noto – spiega all’Ansa il pediatra – ne abbiamo parlato e ne parliamo ai congressi scientifici, ci siamo rivolti alle istituzioni e anche ai politici. Il Sistema Sanitario Nazionale non riconosce la pratica se eseguita per motivi culturali e non medici, e questo porta chi non può permettersi di andare in clinica a rivolgersi a questi ciarlatani”. Un stima è difficile, afferma il pediatra, ma secondo una ricerca Caritas sono circa 50mila i bambini musulmani in età prescolare e scolare. Una circoncisione non autorizzata costa 30-50 euro.
“A differenza della religione ebraica, che prevede la circoncisione entro la prima settimana di vita, per i musulmani non c’è un termine, anche se generalmente si dice che prima lo si fa meglio è. Per noi però è un precetto molto seguito e rispettato per i maschi, mentre ci tengo a sottolineare che per le femmine non è prevista nessuna pratica simile, quelle che vengono fatte sono solo barbarie”. La soluzione, afferma l’esperto, potrebbero trovarla le istituzioni: “L’appello che facciamo è a trovare una formula che preveda la possibilità di fare l’intervento attraverso il Servizio Sanitario Nazionale, con un ticket però che sia affrontabile. Bisogna evitare che ci siano altri bambini morti”.
Fonte: Ansa
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