Bologna all’avanguardia contro il labbro leporino. Dalla collaborazione tra l’Azienda USL e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna è nato un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) che prende in carico i bambini fin dalla diagnosi prenatale e li accompagna con un team multidisciplinare, insieme alle famiglie, sino alla risoluzione del problema e alla riabilitazione.
L’attività del PDTA “Labiopalatoschisi e malformazioni del volto” è cominciata nel corso del 2015. L’équipe, composta dai chirurghi plastici Paolo Morselli del Sant’Orsola e Andrea Zarabini dell’Azienda USL e dai chirurghi maxillo-facciali Alberto Bianchi del Sant’Orsola e Vittorio Dallera dell’Azienda USL, ha operato nei due ospedali bolognesi, Bellaria e S. Orsola, 69 bambini: 42 al Bellaria (21 dei quali per interventi primari, cioè di plastica della schisi labiale e palatina) e 27 al Sant’Orsola (2 interventi primari). A questi si devono aggiungere 17 interventi chirurgici eseguiti presso l’Ospedale Bufalini di Cesena (4 interventi primari), per un totale di 86 bambini affetti da labiopalatoschisi e malformazioni varie del volto.
Tutti i bambini sono stati operati entro i tempi previsti dal protocollo terapeutico-assistenziale, 27 sono stati sottoposti ad interventi primari entro il primo anno di vita, 59 ad interventi secondari (chiusura della schisi alveolare, osteotomia dei mascellari, rinoplastica, chirurgia delle parti molli) in una fascia di età compresa tra i 5 e i 20 anni.
Il trattamento ortodontico – fornito presso l’ambulatorio di Ortodonzia del Bellaria condotto dal dottor Michele Bendandi e dalla dottoressa Chiara Rizzi – è stato assicurato a 118 bambini, 64 dei quali con esiti di labiopalatoschisi (40 in cura attiva e 24 in controllo periodico). Il trattamento logopedico necessario per la ripresa fonatoria dei bambini è stato fornito a 35 bambini, in età compresa tra i 2 e i 13 anni, presso l’ambulatorio di Logopedia del Sant’Orsola condotto dalla dottoressa Paola Maluccelli.
Il team è completato dalla psicologa Alessandra Mancaruso del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL, che svolge attività di supporto psicologico nei confronti delle gestanti, dei bambini e delle relative famiglie durante l’intero arco, pluriennale, del percorso diagnostico terapeutico assistenziale, e si avvale della collaborazione delle Associazioni Gli amici di Magù, Chico onlus e Smile, che riuniscono i genitori dei bambini con Labiopalatoschisi.
La patologia
La labiopalatoschisi (LPS) è una patologia del volto, comunemente nota come “labbro leporino”, che si presenta con un’interruzione più o meno grande del labbro superiore, della gengiva e del palato. Quando la fessura (in gergo medico “schisi”) interessa solo il palato si parla di palatoschisi, se riguarda, invece, labbro, naso, gengiva e tutto il palato si indica come labiopalotoschisi. La malformazione è monolaterale nei due terzi dei casi, cioè interessa la parte destra o sinistra del volto. Si registra un caso di labiopalatoschisi ogni 800 bambini. Le cause, in buona parte, sono ancora sconosciute. Nelle famiglie nelle quali è presente una persona affetta da LPS si può dimostrare, però, una predisposizione ereditaria alla ricomparsa anche dopo diverse generazioni.
Un team multidisciplinare
L’Azienda Usl di Bologna e il Policlinico di Sant’Orsola hanno unito le proprie forze e dato vita ad un unico percorso interaziendale, con l’obiettivo di garantire le cure più efficaci e l’assistenza migliore. Il percorso vede all’opera, insieme, un gruppo multidisciplinare delle due Aziende che comprende:
chirurgo plastico;
chirurgo maxillo-facciale;
anestesista;
neonatologo/pediatra/pediatra auxologo;
ginecologo;
psicoterapeuta;
otorinolaringoiatra;
foniatra;
odontoiatra ortodontista;
infermiere;
logopedista,
oltre ad altre figure professionali coinvolte per problematiche specifiche, come neurochirurgo, neuroradiologo, neurologo, oculista, dermatologo, ortopedico, genetista.
Il percorso di diagnosi, terapia e assistenza
La diagnosi di labiopalatoschisi può essere effettuata in fase prenatale o subito dopo il parto. Un eventuale sospetto in occasione dell’ecografia morfologica può essere confermato da un’ecografia di II livello. In questo caso viene richiesta immediatamente una consulenza maxillo-facciale/plastica e si procede con il primo incontro con gli specialisti, nel corso del quale la famiglia è informata sull’iter terapeutico.
Dopo la nascita è il neonatologo a contattare il coordinatore del team per la rivalutazione del caso durante il ricovero o, al più tardi, entro 10 giorni dal parto (intervento primario). Tutti gli esami e le consulenze, anche se il bambino è tornato a casa, sono prenotati direttamente dal team, che coinvolge tutti gli specialisti necessari per seguire il bambino nel modo migliore. Per definire l’iter terapeutico vengono programmati controlli con cadenza, di norma, mensile.
Quando il chirurgo valuta che le condizioni cliniche del bambino siano compatibili con la programmazione del primo intervento chirurgico, il team organizza direttamente la valutazione preoperatoria, che comprende gli esami preoperatori e le visite anestesiologica e prechirurgica.
La riabilitazione
In fase di dimissione il neonatologo/pediatra definisce il profilo del caso e attiva il percorso riabilitativo specifico, distinguendo tra chi è affetto da sindromi pluripatologiche, che richiedono una presa in carico continuativa, e bambini con malformazione, che necessitano di un semplice intervento logopedico.
Tutti i pazienti che entrano nel percorso vengono rivisti periodicamente, ogni 3-6 mesi, presso l’ambulatorio dell’ospedale nel quale sono stati presi in carico. Lo scopo della riabilitazione è favorire le diverse tappe dello sviluppo senso-motorio, linguistico, emotivo-relazionale, comunicativo e cognitivo del bambino.
Fonte: sito Ausl di Bologna