Bologna dovra’ pretesto ritarare la rete assistenziale costruita per la cura dei disturbi del comportamento alimentare. Un sistema di laboratori, ambulatori e strutture residenziali (l’ultima e’ Residenza Gruber, aperta un anno fa a Bologna con i fondi della Fondazione Seragnoli) predisposto per rispondere alle richieste di circa 500 pazienti, che gia’ ora deve far fronte ad una domanda ben superiore, che viaggia sui 600-700 casi.
“C’e’ un sommerso che sta bussando alle nostre porte”, ammette Angelo Fioritti, direttore sanitario dell’Ausl di Bologna presentando proprio la Residenza Gruber, dove vengono trattati i casi particolarmente complessi “altrimenti destinati a peregrinazioni da un centro all’altro”.
Le previsioni epidemiologiche, riferisce Fioritti, parlano di una potenziale aspettativa di 1.000-1.500 richieste di assistenza per questo tipo di disturbo. “Non possiamo dire che il fenomeno sia in aumento, ma sicuramente che c’e’ una maggior richiesta di assistenza”, specifica. “Stiamo fornendo una risposta di sanita’ pubblica efficace, ma ora dobbiamo rivedere i numeri. Per questo presto verra’ ricostituito un gruppo di lavoro di lavoro pubblico-privato”, aggiunge. Anche Emilio Franzoni, direttore dell’Unita’ operativa di Neuropsichiatria infantile del Policlinico Sant’Orsola, lancia un grido d’allarme che riguarda i piu’ giovani, visto che i disturbi del comportamento alimentare si manifestano sempre piu’ presto, in ragazzi sempre piu’ piccoli. “C’e’ un momento di difficolta’ legata a tanti ragazzini, avverte Franzoni. “Ci sono casi molto prepoccupanti che rimangono in ambulatorio”, avverte, sollecitando risposte anche per questi casi. (Wel/ Dire)