L’idea di suonare musica dal vivo davanti a dei pazienti mi venne quando frequentavo il quarto anno di liceo scientifico e coltivavo la passione per la musica suonando ormai da diversi anni il saxofono.
Tutti gli anni per le feste natalizie andavo nelle case di riposo delle Valli di Fassa e Fiemme in Trentino, dove sono cresciuta, a suonare temi natalizi e temi conosciuti per gli anziani.
La cosa che mi colpì in una di queste occasioni fu una frase che mi disse un’infermiera al termine della mia esibizione: “Lo sai che stanno tutti meglio e sono più tranquilli?”. Questa affermazione mi impressionò così profondamente che mi rimase in testa per anni.
Dentro di me era nata l’esigenza di capire com’era stato possibile che una piccola performance artistica utilizzando uno strumento a fiato come il mio fosse stata così potente da poter cambiare l’umore e la qualità di vita di quegli anziani così velocemente. Può la musica migliorare non solo l’umore ma anche parametri oggettivi come la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e la saturazione dell’ossigeno?
La possibilità di rispondere a queste domande avvenne anni dopo mentre stavo frequentando il Corso di Laurea in Infermieristica, Università di Bologna. Alcuni stimoli appresi durante il primo anno mi hanno dato gli strumenti per poter tentare di concretizzare un mio intervento sui pazienti.
L’anno successivo ebbi la possibilità durante il mio tirocinio di suonare ai pazienti sottoposti ad emodialisi nell’Azienda Ospedaliero- Universitaria di Bologna, Policlinico di Sant’Orsola presso l’ Unità operativa Nefrologia, Dialisi e Trapianto – Prof.La Manna.
Grazie alla fondamentale collaborazione con l’equipe infermieristica e medica ho potuto suonare il sax per mezz’ora a 57 pazienti che si sono collocati tramite la randomizzazione nel gruppo sperimentale e studiare quello che accadeva alla pressione arteriosa, alla frequenza cardiaca, alla saturazione dell’ossigeno, alla glicemia, al livello del dolore, al livello dell’umore e al livello di prurito prima e dopo l’intervento musicale. Gli stessi parametri sono stati rilevati a distanza di 30 minuti tra una rilevazione e l’altra ad un gruppo di controllo formato da altri 57 pazienti che non hanno ascoltato la musica
Il mio intervento musicale veniva attuato durante il trattamento emodialitico nelle camere delle persone. Dopo aver proposto il mio intervento e dopo aver ottenuto il loro accordo proponevo alle due\tre persone per stanza di scegliere le musiche che volevano ascoltare prese da una playlist di 100 brani musicali conosciuti di carattere allegro e che spaziavano dal jazz alla musica classica, dal pop allo swing.
Al termine del tirocinio ho esaminato i risultati quantitativi trovando risultati statisticamente significativi nel miglioramento dell’umore, nel miglioramento della saturazione dell’ossigeno, nella riduzione del dolore e nella riduzione del prurito.
I risultati quantitativi sono stati molto importanti per poter affermare che la musica ha effettivamente cambiato i parametri oggettivi fisici di queste persone, ma a questi risultati si sono aggiunti i sentimenti, le emozioni e la felicità dei pazienti.
I sentimenti che ho visto dopo aver proposto la mia iniziativa sono stati la curiosità, lo stupore e l’allegria e una paziente ha detto: “Il solo pensiero che verrai qui, nella nostra stanza, a suonare il tuo strumento, mi fa stare meglio”
Durante la mia performance notavo che molti pazienti cantavano, tenevano il ritmo ed erano effettivamente distratti dal loro contesto di sofferenza. Alcuni pazienti hanno espresso le loro impressioni durante le interviste che sono state fatte loro dopo aver ascoltato la musica. Sono state estrapolate dalle interviste queste frasi:
…non mi aspettavo la musica nel reparto ma è stata una cosa bellissima..
..la musica mi ha distratto dai pensieri tristi che la dialisi impone necessariamente..
..attraverso la musica hanno trovato il modo per alleviare queste nostre ore passate con questa macchina..
..con la musica sono stata bene, ho ballato coi piedi e cantato..”
..mi piacerebbe avere la musica tutte le volte che sono in dialisi..
Per quanto riguarda la risposta dell’equipe ho riscontrato apertura mentale, disponibilità e coinvolgimento. Sono state effettuate delle interviste a tutta l’equipe e riporto alcune frasi estrapolate:
avere la musica in reparto è stata una novità. Ho potuto vedere in prima persona che è stata ben accolta dai pazienti
tra i miei colleghi ho trovato un clima differente e ho visto tra di noi sempre un parere positivo
sarebbe importante poter avere in equipe qualcuno che con la musica mi aiuti a sollevare i pazienti dalle loro sofferenze
ho visto molto divertimento soprattutto in quei pazienti che di solito stanno in silenzio e ho visto da parte loro anche richiedere più volte la musica in camera
l’aria è di rinascita: c’e stato un cambiamento anche da quei colleghi che sembravano più restii
portare la musica in reparto è stata un’esperienza innovativa che non ha interferito con le nostre attività di tutti i giorni, ma anzi ci ha dato modo di lavorare con più motivazione e attenzione verso il mondo psicologico del malato
Questa mia esperienza in base alla letteratura scientifica è stata la prima e l’unica fino a questo momento a livello internazionale in emodialisi. Questi risultati incoraggianti possono indicare una via per studi sugli effetti della musica su campioni ampi di popolazioni di pazienti sottoposti ad emodialisi.
L’utilizzo della musica nell’assistenza negli ultimi anni presenta sempre più evidenze scientifiche ed è all’interno della Classificazione degli Interventi Infermieristici (NIC) (1) e il Joanna Briggs Institute ha assegnato il massimo punteggio a questo tipo di intervento olistico considerandolo un importante intervento per l’infermieristica (2). Nell’assistenza infermieristica in emodialisi, la musica è utilizzata per migliorare lo stato emotivo del paziente (3), per ridurre le oscillazioni dei valori pressori (4), per ridurre l’ansia e migliorare la depressione (5), per migliorare il benessere (6), per ridurre la tensione psicofisica (7) e per garantire la durata della terapia dialitica (8).
Viste le evidenze scientifiche e la mia esperienza concludo che la musica dovrebbe iniziare ad entrare sistematicamente nell’assistenza dei pazienti in emodialisi come intervento complementare e sinergico ai trattamenti convenzionali nell’ottica del miglioramento continuo dell’assistenza.
Autore articolo: Valentina Micheluzzi, Infermiere, Villa della Salute, Minerbio (BO)
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Bibliografia
1.Dochterman JM, Bulechek GM. Nursing Interventions Classification (NIC). St Louis: Mosby 2004
2. Joanna Briggs Institute. The Joanna Briggs Institute Best Practice Information Sheet: music as an intervention in hospitals. Nurs Health Sci 2011;13(1):99-102.
3. Caminha LB, da Silva MJ, Leão ER. The influence of musical rhythms on the perception of subjective states of adult patients on dialysis. Rev Esc Enferm USP 2009;43(4):923-9.
4. Schuster I. The effect of music listening on blood pressure fluctuations in adult hemodialysis patients. Journal of Music Therapy 1985;22(3):146-53.
5. Martinez J. Is music therapy? Nephrol Nurs J 2009;36(3):329-30.
6. Lin YJ, Lu KC, Chen CM, et al. The effects of music as therapy on the overall well-being of elderly patients on maintenance hemodialysis. Biol Res Nurs 2012;14(3):277-85.
7. Cantekin I, Tan M. The influence of music therapy on perceived stressors and anxiety levels of hemodialysis patients. Ren Fail 2013;35(1):105-9.
8. Hedayati SS, Yalamanchili V, Finkelstein FO. A practical approach to the treatment of depression in patients with chronickidney disease and end-stage renal disease. Kidney Int 2012; 81(3):247-55.