Sono 25 milioni le persone al mondo colpite da Alzheimer, la piu’ comune forma di demenza che conta un milione di casi solo nel nostro Paese.
“Alla base di questa malattia- spiega il professor Carlo Ferrarese, direttore scientifico del Centro di Neuroscienze di Milano dell’Universita’ di Milano-Bicocca e membro della Sin- c’e’ un accumulo progressivo nel cervello di una proteina, la beta-amiloide, che distrugge le cellule nervose e il loro collegamenti”. E tale processo puo’ iniziare anche “decenni prima delle manifestazioni cliniche della malattia- prosegue l’esperto- e puo’ essere tracciato attraverso la Pet(Positron emission tomography), realizzata mediante la somministrazione di un tracciante che lega la beta-amiloide”.
Oggi queste tecniche permettono di stabilire un rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer prima della comparsa dei deficit cognitivi e rendono quindi fattibile l”avvio di strategie preventive. Tali strategie sono basate su molecole che determinano “una riduzione della produzione di beta-amiloide- aggiunge Ferrarese- con farmaci che bloccano gli enzimi che la producono (beta-secretasi) o, in alternativa, anticorpi capaci addirittura di determinare la progressiva scomparsa di beta-amiloide gia’ presente nel tessuto cerebrale”. Questi anticorpi, prodotti in laboratorio e somministrati sottocute o endovena, sono in grado in parte “di penetrare nel cervello e rimuovere la proteina- spiega ancora- in parte di facilitare il passaggio della proteina dal cervello al sangue e la sua successiva eliminazione. Queste terapie sono attualmente in fase avanzata di sperimentazione e potrebbero modificare il decorso della malattia, prevenendone l’esordio”.
I sintomi della malattia, spiega ancora il direttore scientifico del Centro di Neuroscienze di Milano dell”Universita’ di Milano-Bicocca, sono riconducibili inizialmente “a deficit di memoria, soprattutto per fatti recenti e, successivamente, a disturbi del linguaggio, perdita di orientamento spaziale e temporale, progressiva perdita di autonomia che definiamo come ”demenza”. A tali deficit, spesso si associano “problemi psicologici e comportamentali- sottolinea Ferrarese- come depressione, incontinenza emotiva, agitazione, vagabondaggio, che rendono necessario un costante accudimento del paziente, con un grosso impegno per i familiari.
La patologia colpisce prevalentemente soggetti anziani (un tempo erroneamente identificati come affetti da ”demenza senile”), ma puo’ esordire anche in eta” presenile”. E’ noto da tempo, infine, che i fattori di rischio per le patologie vascolari quali ipertensione, diabete, obesita’, fumo, scarsa attivita’ fisica contribuiscono anche ad un rischio maggiore di sviluppare la Malattia di Alzheimer. Da questo deriva il ruolo fondamentale della prevenzione: studi recenti hanno dimostrato che “stili di vita adeguati come la dieta mediterranea, l’esercizio fisico, la pratica di hobby e i rapporti sociali agiscano da fattore protettivo”, concludono dalla Sin. (Cds/ Dire)